Crisi semiconduttori e scarsi aiuti per l'adeguamento green

Filiera automotive in fibrillazione. Da una parte sta affrontando quella che oggi conosciamo ormai come la “crisi dei semiconduttori” che purtroppo sta bloccando di fatto quasi tutto il settore, settore che ha già subito un gravissimo rallentamento lo scorso anno, a causa della pandemia di Coronavirus e del conseguente lockdown.  Ma non basta: anche le grandi sfide legate all’ecologia e all’ambiente stanno avendo importantissime ripercussioni in prospettiva economica. Ecco quindi che i principali protagonisti di questo decisivo settore per la nostra economia fanno sentire la propria voce affinché lo sforzo di adeguamento alle direttive mondiali sul tema sia sostenuto e guidato in maniera organizzata. Secondo Unrae, ad esempio “in Italia, rispetto ai maggiori mercati europei manca ancora un piano strategico di sostegno al settore auto e di incentivo per puntare al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sia quelli molto stringenti già in vigore sia quelli previsti dall’ancor più ambizioso pacchetto della Commissione Ue per la riduzione del 55% delle emissioni entro il 2035”. Lo ha affermato Andrea Cardinali, direttore generale della stessa Unrae, l’Associazione che rappresenta le Case automobilistiche estere operanti in Italia.

 

La dichiarazione è stata raccolta dopo la pubblicazione dei dati auto europei di luglio e agosto, dai quali è emerso che l’Italia a luglio ha fatto un po’ meglio della media europea rispetto al 2020 (19,2%) ma peggio rispetto al 2019 (-28,1%), mentre ad agosto - un mese che pesa sempre molto poco come volumi - il confronto è lievemente invertito con un calo intorno al 27% sia sul 2020 che sul 2019. Cardinali ricorda che “in Germania il Governo ha già stanziato fino al 2025 oltre 5 miliardi di euro per sostenere la domanda di auto elettriche e Plug-in hybrid, per la sostituzione dei veicoli industriali circolanti e per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica” e “anche la Francia ha assegnato circa un miliardo del Pnrr per l’acquisto di veicoli elettrici, 1,1 miliardi per il rinnovo del parco circolante, aggiungendo anche altri 100 milioni al piano nazionale già varato nel 2018, con un obiettivo di 7 milioni di infrastrutture di ricarica elettriche nel 2030”. In Italia, invece, continua Cardinali, “il Pnrr indica solo un generico obiettivo per il 2026 senza nessun crono programma, e dimentica completamente il sostegno alla domanda e lo svecchiamento del parco circolante, mentre l’Ecobonus vigente, già depotenziato e con i fondi in via di esaurimento, non è stato ancora rifinanziato nemmeno per il 2022”. Allarme sui dati di mercato arriva invece da Anfia: “Dopo quattro mesi di segno positivo e una chiusura del primo semestre 2021 in rialzo a doppia cifra (+27,1%), sebbene ancora lontana dal recupero dei volumi pre-pandemia, a luglio il mercato auto europeo registra una significativa battuta d’arresto, con le nuove immatricolazioni in calo del 23,6%”. Lo ha affermato Paolo Scudieri, presidente appunto di Anfia, dopo la pubblicazione dei dati Acea, sottolineando che “i cinque major market (incluso il Regno Unito), nel complesso, riportano una flessione più pesante rispetto alla media del mercato (-27%), e sono tutti in calo a due cifre”.

 

Anche il mese di agosto è stato negativo, e secondo Scudieri, “mentre ancora si stanno scontando le conseguenze della pandemia, il perdurare della crisi di approvvigionamento dei microchip, destinata ad accompagnarci, secondo le previsioni degli analisti, fino a 2022 inoltrato, rende particolarmente complicata la gestione di una ripresa già di per sé lenta, causando rallentamenti e blocchi sulle linee produttive e nelle consegne dei nuovi veicoli”. Di fronte a questa situazione, per Scudieri, appare decisivo “lavorare a una nuova strategia europea per la catena di fornitura dei microchip, in modo che l’Unione Europea si svincoli, almeno in parte, dalla dipendenza dai Paesi asiatici su questo fronte, mentre resta alta l’attenzione sull’impatto di una possibile ulteriore accelerazione della transizione all’elettrificazione - ipotizzata dalla Commissione europea con le proposte del pacchetto normativo Fit for 55, che rischia di mettere al bando i motori “tradizionali” a partire dal 2035 - sul tessuto industriale italiano ed europeo, in grado di affrontare questa sfida solo potendo contare su un piano strategico per la riconversione produttiva, che in Italia ancora manca”.