MEDIA DOUBLE FACE

Quando il pensiero volge a una vettura scandinava, berlina o wagon, a misura di famiglia, non può che venire subito in mente un marchio: Volvo. E il fatto che il brand da qualche anno risieda nell’orbita della cinese Geely - uno dei più grandi produttori privati del paese asiatico, protagonista in Europa anche per l’acquisizione della factory inglese che produce i famosi “Black Cab” (i taxi londinesi) - sembra non abbia intaccato, in sostanza né in apparenza, quella sensazione di solidità e sicurezza che da sempre accompagna il marchio svedese. E così è riferendoci anche alla rinnovata gamma intermedia di Volvo, che con la serie S60 berlina, declinata in V60 per la versione familiare (oltre alla XC60 per la crossover), vuole ribadire il concetto di auto accogliente, funzionale e tecnologicamente all’avanguardia. Proprio come la storia ci ha insegnato a riconoscere le Volvo, specialmente dalla 240 Wagon, autentica icona degli anni ’80, in poi.

Il rilancio del marchio non può quindi prescindere dall’affermazione del rinfrescato modello intermedio quale valida alternativa alle “solite” tedesche, classificato a piena ragione tra le autovetture di classe premium, sebbene nelle precedenti versioni non abbia riscosso quel successo che i vertici di Gothenburg (per non parlare di quelli di Hangzhou) avrebbero auspicato.

 

Svedese con accento cinese

Apparsa la prima volta nel 2000, in occasione del rinnovamento completo della gamma dopo l’acquisizione del brand da parte di Ford (proprietaria per 10 anni di Volvo fino alla successione cinese), il più recente model year 2015 delle S60 e V60 rappresenta il restyling della seconda serie, datata 2010, alla quale sono stati ritoccati numerosi elementi estetici oltre che aggiornati i contenuti meccanici. Innanzitutto la dotazione motoristica, con il debutto dei nuovi propulsori della famiglia Drive-E, già tutti predisposti per l’ibridazione con unità elettriche, cui si sommano una gran quantità di ausili elettronici alla guida e alla vivibilità on board.

La proprietà azionaria qui c’entra poco con le politiche commerciali, e ancor meno con quelle tecnologiche. Volvo resta un marchio immediatamente identificabile nel panorama nordeuropeo, e i contenuti tecnologici sviluppati dal centro ricerche svedese non deludono le aspettative della clientela. Le nuove S60 e V60 beneficiano di un profondo aggiornamento tecnologico, con un corredo di dispositivi cui siamo avvezzi su ben più blasonate berline.

Sobria e pulita in quel design immune da forzati esercizi stilistici, la sezione frontale della S60 e della V60 è caratterizzata da una calandra incorporata nel disegno del muso, esente da vistose cromature e pesanti cornici, eccezion fatta per la diagonale che sorregge l’inconfondibile logo della casa. Fortemente caratterizzanti sono i gruppi ottici dall’andamento allungato, completati dai bassi fendinebbia e dalle luci DRL per l’illuminazione diurna, che donano nel complesso uno sguardo ammiccante, ancor più grintoso nella variante d’allestimento R-Design. Il profilo a cuneo tondeggiante si sviluppa lungo tutta la fiancata, anche nella versione wagon, raccordandosi con una sezione posteriore dominata da fari sagomati che sormontano il doppio terminale di scarico dal forte piglio sportivo.

Linee molto personali che si replicano nel design dell’abitacolo. La S60 ribadisce all’interno il concetto di massimo comfort e funzionalità, con sedili estremamente ergonomici in grado di contrastare ogni fenomeno di affaticamento, anche nelle loro accezioni sportive dal generoso contenimento laterale.

La sobrietà del cruscotto non rinuncia a elementi che manifestano la provenienza nordica dell’auto, come il volante riscaldabile corredato di ripetitori dei principali comandi di bordo (cambio incluso), dedicando la zona centrale del padiglione all’alloggio dell’Adaptive Digital Display, uno schermo TFT multifunzione dal quale si accede a tutte le informazioni, dalla navigazione all’infotainment, incluso quel Sensus Connect tramite il quale è possibile telefonare e condividere con l’auto i contenuti del proprio smartphone.

Il corredo tecnologico, qui davvero completo, include sistemi avanzati di supporto alla guida, come il Pedestrian & Cyclist Detection, per attivare automaticamente la frenata di fronte a un ostacolo improvviso, che assieme al City Safety, attivo fino ai 50 km/h, intervengono per scongiurare ogni possibile impatto con chi ci precede. Il Lane Keeping Aid interviene sullo sterzo, servoassistito elettricamente, per riportare automaticamente l’auto in corsia durante la marcia in autostrada, mentre una volta giunti a destinazione il Park Assist Pilot si occupa di manovrare al posto del guidatore.

Lunghe entrambe 4,63 m, la capacità di carico nel vano posteriore della berlina S60 risulta più sacrificata rispetto la wagon V60, soprattutto se al kit di riparazione pneumatici si preferisce il prudenziale equipaggiamento offerto dal ruotino di scorta opzionale.

 

Proiettata al futuro

Dotata di sospensioni a quattro ruote indipendenti ben piantate a terra, la piattaforma Volvo prevede quattro differenti tarature dell’assetto, incluso il sistema attivo Four-C di variazione immediata della risposta degli ammortizzatori, e uno sportivo ribassato di 10 mm teso a enfatizzare le doti dinamiche delle motorizzazioni più spinte. Sono proprio le unità di propulsione sulle quali si concentra maggiormente l’attenzione del mercato: Volvo mette a disposizione tre nuove unità a quattro cilindri di due litri di cilindrata, benzina e diesel, gestite da una nuova trasmissione automatica a otto rapporti o da un più tradizionale cambio meccanico a sei marce, che uniscono prestazioni brillanti a un considerevole contenimento di consumi ed emissioni. Un binomio reso possibile da architetture sofisticate, con soluzioni tecniche avanzate frutto del lungo lavoro del centro di ricerca e sviluppo della casa svedese, che realizza le sue unità nello stabilimento svedese appositamente dedicato di Skövde.

Al vertice prestazionale si colloca il T6 turbo benzina da 306 CV di potenza, la più recente espressione Volvo in termini di resa energetica, ottenuta mediante l’accoppiamento di un compressore meccanico, che agisce già ai bassi regimi, a un turbocompressore di secondo livello, in grado di sovralimentare i cilindri assistiti dall’iniezione diretta del carburante e dalla fasatura variabile delle valvole. Meno esuberante ma ugualmente raffinata, la seconda unità a benzina della famiglia Drive-E, siglata T5, rinuncia al biturbo optando per un’unica sovralimentazione, in grado di assicurare - a fronte dei considerevoli 245 CV di potenza massima - consumi medi nell’ordine dei 17 km/litro, con emissioni di CO2di 137 g/km. Resta comunque in listino, almeno in questa prima fase di commercializzazione, anche la precedente unità quattro cilindri di 1,6 litri di cilindrata, offerta in duplice configurazione T4 da 180 CV e T3 da 150. Parimenti ai benzina, l’equipaggiamento diesel risulta molto articolato, con il D5 a cinque cilindri di 2,4 litri a fare da capofila. I 215 CV di potenza con 400 Nm di coppia massima, ottenuti mediante iniezione diretta e turbocompressore, servono una duplice trazione a due oppure quattro ruote motrici, con schema integrale permanente a giunto viscoso centrale controllato elettronicamente. Questa unità prevede anche l’accoppiamento con un motore elettrico da 68 CV e 200 Nm, collocato sull’assale posteriore, del tipo plug-in per la ricarica dalla rete domestica, selezionabile in modalità Pure, per la sola marcia elettrica fino a 50 km di autonomia, Hybrid, che mediante la doppia propulsione raggiunge livelli di emissioni e consumi estremamente contenuti (rispettivamente 48 g/km di CO2 con oltre 55,5 km/litro di percorrenza), e Power, spremendo la massima potenza da entrambi, con un totale di 319 CV, per accelerare la V60 da 0 a 100 km/h in appena 6,1 secondi. In questo caso la trazione integrale AWD viene ottenuta non più con una trasmissione meccanica, beneficiando della doppia propulsione presente su entrambi gli assali.

La famiglia Drive-E qui è rappresentata dal nuovo Turbodiesel D4, che mediante l’inedita tecnologia i-Art permette il monitoraggio continuo e la regolazione della pressione di iniezione in ognuno dei quattro cilindri, per ogni ciclo di combustione. Che significa un considerevole risparmio nei consumi, mediamente 24,4 km/litro con la trasmissione automatica a otto rapporti e appena 27 km/litro (con 97 g/km di CO2) in abbinamento al cambio manuale. Disponibili anche i già conosciuti motori della serie D3, a cinque cilindri di 2 litri per 136 CV di potenza, e D2, quattro cilindri di 1,6 litri, in grado di erogare 115 CV.

Su tutta la gamma vengono offerti in opzione ben 10 differenti stilemi per i cerchi, tutti in lega d’alluminio, dalle cinque alle dieci razze, con finiture silver o black, per calettamenti compresi tra 16 e 19 pollici, dotati di pneumatici che, secondo il modello, spaziano dai 205/60 R16 ai 235/40 R19.

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