Legge di bilancio: taglio dell’80% per il fondo automotive
Preoccupazione nel settore per il futuro dell'auto in Italia. Unrae: ripristinare il fondo o la transizione si arresterà
Il mercato europeo delle autovetture continua a mostrare chiari segnali di crisi; dopo la caduta di agosto (-16,5%), anche settembre 2024 registra una flessione del 4,2% con 1.118.083 immatricolazioni rispetto alle 1.167.637 unità di settembre 2023. Quattro mesi in negativo sui primi nove dell’anno, portano il bilancio cumulativo (9.779.605 unità) praticamente in parità (+1,0%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un saldo di sole 93.755 auto immatricolate in più rispetto al 2023. Un risultato ancora largamente inferiore (-19,3%) allo stesso periodo del 2019.
I cinque principali mercati europei (Major Market) mostrano nel mese andamenti differenziati. La Spagna cresce del 6,3%, il Regno Unito dell’1,0%; in flessione la Germania, che segna un -7,0%, seguita dall’Italia a -10,7% e dalla Francia a -11,1%. Nei primi nove mesi dell’anno la Spagna segna un +4,7%, seguita da Regno Unito (+4,3%) e Italia (+2,1%) che confermano la crescita, anche se ridotta rispetto ai precedenti otto mesi; Germania e Francia sempre in negativo, rispettivamente dell’1,0% e dell’1,8%. Il mercato italiano continua a mostrare un ritardo significativo nel settore dei veicoli elettrici ricaricabili (ECV), posizionandosi all'ultimo posto tra i Major Market anche a settembre, con una quota dell’8,6% (5,2% BEV e 3,4% PHEV). Grande il divario con gli altri mercati: il Regno Unito registra una quota del 29,4% (20,5% BEV, 8,9% PHEV), la Francia del 27,5% (20,3% BEV, 7,2% PHEV), la Germania del 23,7% (16,5% BEV, 7,2% PHEV) e la Spagna del 14,3% (8,7% BEV, 5,6% PHEV). Nel totale del mercato europeo a 31 (EU+UK+EFTA) gli ECV rappresentano il 26,4% delle nuove immatricolazioni del mese, con una quota del 19,1% per i BEV (+3,1 p.p.) e del 7,3% per i PHEV (-0,6 p.p.). Nei primi nove mesi dell’anno gli ECV coprono il 21,8% del mercato europeo: i BEV raggiungono il 14,7% e i PHEV il 7,1%, rispettivamente -0,5 e -0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo 2023. Il dato negativo per il mercato italiano delle auto “con la spina” si conferma anche nel periodo gennaio-settembre 2024, nel quale l’Italia figura ultima con una quota di ECV al 7,3% (4,0% BEV, 3,3% PHEV), contro quella del Regno Unito al 26,1% (17,8% BEV, 8,3% PHEV), della Francia al 24,9% (17,1% BEV, 7,8% PHEV), della Germania al 19,4% (13,1% BEV, 6,3% PHEV) e della Spagna al 10,8% (5,1% BEV, 5,7% PHEV).
Unrae ha ricordato che il Governo italiano ha presentato a Bruxelles la richiesta formale per anticipare al 2025 la revisione del “Green Deal” e del bando alle auto a combustione previsto per il 2035, attualmente programmata per il 2026, richiesta che sta raccogliendo il consenso di altri Paesi dell’Unione. La proposta si basa su tre pilastri fondamentali: approccio di neutralità tecnologica (biofuel, e-fuel e idrogeno); maggiore autonomia strategica nell’approvvigionamento di materie prime da parte dell’Europa; istituzione di un fondo di sostegno per la filiera automotive e per i consumatori che acquistano veicoli elettrici prodotti in Europa o con componenti prodotti in Europa. L'iniziativa del Governo italiano nasce dalle crescenti preoccupazioni sulle criticità che una transizione troppo rapida potrebbe comportare per la sostenibilità sociale ed economica del comparto automotive nazionale. Secondo l'Esecutivo, questa revisione anticipata sarà determinante per valutare l'effettiva capacità dell'industria di raggiungere i target prefissati, salvaguardando al contempo la competitività economica e i livelli occupazionali. Parallelamente, l'Acea (Associazione dei Costruttori Europei) ha avanzato la richiesta di posticipare al 2027 l'introduzione del nuovo target di emissioni, pari in media a 93,6 g/Km di CO2, originariamente previsto per il 2025, citando le difficoltà dell'industria europea nel conseguire questo obiettivo nei tempi stabiliti. L’Unrae ha sottolineato, inoltre, che entro la fine del mese, dopo che si è verificato un nulla di fatto ai primi di ottobre nella votazione dei Paesi Membri, la Commissione Europea dovrà decidere sui dazi relativi ai veicoli elettrici di provenienza cinese, una decisione che influenzerà il mercato per i prossimi cinque anni. Ma le negoziazioni col governo cinese per trovare un accordo potrebbero protrarsi oltre la scadenza prefissata.
“Serve assolutamente e urgentemente chiarezza sulle politiche ambientali e doganali dell’Unione Europea – ha detto il Direttore Generale di Unrae, Andrea Cardinali –. A livello nazionale, auspichiamo che il settore automotive venga preso in giusta considerazione nella imminente Legge di Bilancio 2025, benché non compaia nelle recenti dichiarazioni dei vertici dell’Esecutivo. È, inoltre, fondamentale che il Governo intervenga con un DPCM dedicato, delineando un piano pluriennale per supportare concretamente il percorso di transizione energetica del nostro Paese. Sul fronte incentivi riteniamo necessari interventi immediati su tre fronti cruciali: innanzitutto, la piena disponibilità dei 240 milioni di fondi residui dalla dotazione incentivi 2024; in secondo luogo, il recupero dei 250 milioni stanziati nel 2022 per il 2025 e poi stornati dal DL Coesione; infine, l'eliminazione del price cap per la fascia 0-20 g/Km di CO2, o quantomeno la sua equiparazione alla fascia 21-60 g/Km." Un tema di particolare urgenza, che l’Unrae evidenzia da tempo, riguarda la revisione della fiscalità delle auto aziendali, che rappresenta una leva strategica per lo sviluppo del mercato delle auto a zero e bassissime emissioni. Il Direttore sottolinea ancora una volta “come sia necessario modificare l'attuale sistema, modulando la detraibilità IVA e la deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2, e riducendo il periodo di ammortamento a tre anni.
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