Ibrida a tutto gas
Il crossover compatto della casa coreana, al fianco delle conosciute ibride, Hev e Phev, si arricchisce di una triplice alimentazione, ancora più ecologica
Trazione posteriore, ripartizione dei pesi bilanciata e look aggressivo quel tanto che basta a non passare inosservati. La GT86 calzerebbe bene, sfrecciando sulle highway o derapando tra le strade della city, proprio come nella saga di Fast and Furious.
In casa Toyota l’eredità lasciata per qualche anno vacante dalle sportive di un tempo – dalla capostipite 2000GT di fine anni ’60, la prima a traghettare un prodotto giapponese nell’olimpo delle sportive vere, fino all’indimenticata MR2 e alla Celica di rallystica memoria - è stata recentemente raccolta dalla piccante GT86, una coupé sportiva ma non esasperata, ragionata e tutto sommato accessibile ai più, ideata con il preciso scopo di profondere il massimo piacere di guida, a patto di sapersi destreggiare al volante, pennellando i tornanti o scivolando in derapata (codice stradale permettendo).
Così e basta
Fermi tutti, qui si parla di scuola giapponese, ben distante dagli esercizi di tuning spicciolo. Meglio fugare subito ogni malinteso: su questo modello l’eccesso è bandito da ogni canone, da quello tecnico a quello estetico, dal motore per terminare alle ruote, con un risultato pulito ed equilibrato proprio come sanno fare in casa Toyota. Dinamica e funzionale allo scopo, slanciata e muscolosa con un coefficiente aerodinamico Cx di 0,27, pochi fronzoli a parte un pronunciato alettone sulla serie speciale GT86 Racing, persino la dimensione contenuta dei pneumatici di “appena” 215 mm, sottodimensionata rispetto i calettamenti esagerati che oggi calzano anche le utilitarie, la dice lunga sulle intenzioni di questa sportiva. Un’attitudine al piacere vero del volante impugnato a mani salde, che dedica uno speciale tributo nel controllo totale della vettura, tra sterzi e controsterzi da dosare sapientemente soprattutto in condizioni di aderenza critica, cosa che risulta naturale anche senza avere la licenza sportiva, grazie a un comportamento neutro e istintivo, sempre prevedibile. Tutto questo è quello che promettono i tecnici nipponici, a maggior ragione quando di secondo nome questa sportiva fa Subaru.
Una versione, un unico livello d’allestimento, un solo motore. Con qualche eccezione per cambio manuale o automatico, interni in pelle, navigatore, occasionali serie limitate e tinte esterne perlate su richiesta. Insomma, vista e piaciuta, così e basta, o poco più. Per la GT86 non c’è molto da lambiccarsi il cervello nella scelta di optional e rifiniture, cerchi e gomme comprese in un’unica soluzione. In fondo di quello che serve qui c’è già tutto, racchiuso in un abitacolo curato e dal piglio inequivocabilmente sportivo. Seduta bassa il più possibile vicina al suolo, sedili avvolgenti come su un’auto da corsa, pedaliera in alluminio e palette del cambio al volante sulla versione automatica, per la più diretta esperienza di guida. E nei momenti di relax, per far calare l’adrenalina basta accendere il sistema d’intrattenimento Toyota Touch con CD, bluetooth e usb a 6 diffusori o il navigatore Touch & Go (in opzione) con schermo da 6,1 pollici.
I suoi 4,24 metri di lunghezza, 1,77 di larghezza e appena 1,28 d’altezza (antenna della radio esclusa), la rendono particolarmente agile e tutto sommato compatta, abitabile con 2+2 posti e un vano posteriore in grado di accogliere 243 litri di bagagli, libero dalla ruota di scorta qui rimpiazzata esclusivamente dal kit di riparazione fornito in primo equipaggiamento.
Si scrive Toyota, si pronuncia Subaru
Quell’86 davanti alla sigla non evoca nessuna data. È semplicemente la quadratura del propulsore, con alesaggio e corsa entrambe, appunto, di 86 mm, per 1998 cc di cilindrata. Un motore a cilindri contrapposti, boxer, mutuato da Subaru, la casa celebre per le sue tecnologie simmetriche e che, a braccetto con Toyota, propone una vettura gemella, o quasi, con la BRZ differenziata nell’estetica ma non nella sostanza. Unica concessione al matrimonio con la casa dei tre ellissi, la perdita della trazione integrale, un must per Subaru, qui eccezionalmente soppiantata dalla più spontanea trazione posteriore. Proprio come una vera sportiva di razza da guidare per passione.
La sinergia tra i due giganti giapponesi – che affonda radici lontane anche dal punto di vista societario oltre che tecnologico – ha dato luce a un progetto pensato già una decina d’anni fa, poi rimesso nel cassetto per essere infine riportato in essere con un prototipo esposto al Tokyo Motor Show del 2009. Da lì alla produzione di serie il passo è breve, con i primi esemplari commercializzati da entrambi i marchi nel 2012, e oggi aggiornati, almeno nel caso della GT86, con un restyling quasi impercettibile, e solo da punto di vista delle finiture estetiche. La sostanza, quella che si cela sotto alla scocca, è la medesima di tre anni fa, con un’architettura a ruote indipendenti davanti e semindipendenti dietro, motore anteriore arretrato per il massimo bilanciamento dei pesi con cambio a sei rapporti, manuale o automatico, e trazione tutta dietro, con differenziale posteriore Torsen a slittamento limitato per enfatizzarne il comportamento sportivo. Nessuna paura per chi non è avvezzo alle coreografie funamboliche, un completo corredo elettronico (parzialmente disinseribile) interviene nelle situazioni affrontate al limite, con il controllo di stabilità VSC, anche in modalità Sport, il controllo della trazione TRC, oltre all’immancabile ABS con EBD e Brake Assist in grado di ottimizzare gli spazi d’arresto, agendo sui potenti freni a disco autoventilanti da 294 x 24 mm anteriori e 290 x 18 mm posteriori. E poi lo sterzo, servoassistito elettricamente, diretto e progressivo, ben demoltiplicato per trasmettere ogni variazione di suolo e traiettoria.
Esuberante quel tanto che basta, con quei 200 CV tondi tondi, erogati a 7.000 giri/min dal quattro cilindri di 2 litri a benzina aspirato, con coppia di 20,9 kgm a 6.400 giri/min – non molta e a regime piuttosto elevato, caratteristica comune alla geometria boxer – la GT86 dispone di un duplice sistema di alimentazione a iniezione elettronica D-4S, con doppi iniettori a sistema diretto, nel cilindro, e indiretto, nei collettori. Soluzioni ricercate in ausilio a prestazioni interessanti, che consentono un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 7,6 secondi (8,2 secondi con cambio automatico), spingendo progressivamente fino al limite dei 226 km/h di velocità massima (210 km/h con l’automatico). I più esigenti forse sentiranno la mancanza di un turbocompressore, per quel surplus di cattiveria che qui non farebbe per niente male, ma tutto sommato su una vettura di poco più di 1.230 kg in ordine di marcia, il rapporto peso/potenza di 6,2 kg/CV appare più che sufficiente per divertirsi alla guida, in un’ottica razionale nippon style, mantenendo al contempo consumi accettabili, in media intorno ai 12,8 km/litro, con emissioni di CO2 a 181 g/km (164 g/km per l’automatica).
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