Il settore dell’Autotrasporto ha garantito la sopravvivenza delle famiglie

È come il passaggio di un millennio, di un’era storica, c’è un “pre” Coronavirus e un “post”, che non sarà più uguale al passato. Parliamo appunto del drammatico passaggio all’interno della nostra vita, della società e dell’economia del morbo mondiale nato in Cina. E non sarà facile descrivere questo passaggio ancora pienamente in atto nel momento in cui scriviamo. Autotrasporto e Corona Virus. Partiamo dalla fine. E cioè dall’ultimo decreto, allo stato attuale, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, mandato in Gazzetta ufficiale con lo scopo di fronteggiare la crisi. La legge ha un nome medicale, “Cura Italia”, ed è fatta di nuove misure sanitarie ed economiche a sostegno di famiglie, lavoratori e imprese colpite dall’emergenza epidemiologica da Covid-19. La norma è intervenuta, infatti, in diversi ambiti con misure di rilevante interesse anche per il settore trasporti, in questa prima fase, volte a salvaguardare la liquidità delle imprese e a disciplinare lo svolgimento del rapporto di lavoro per il perdurare dell’emergenza.

Nel momento in cui scriviamo, la manovra da 25 miliardi di euro stanzia 3,5 miliardi per sanità e Protezione Civile, 10 miliardi a sostegno di occupazione e lavoratori con l’aggiunta di una cospicua previsione di spesa fino al 2023 per far fronte alla sospensione dell’obbligo di versamenti per oneri e contribuiti. A ciò si aggiunge un’iniezione di liquidità per il sistema del credito che permetterà la sospensione di rate di mutui e prestiti e l’estensione dei finanziamenti. Sostegno anche per il comparto dei trasporti e della logistica, inserito tra le filiere previste dall’art.58 beneficiarie della sospensione dell’obbligo di versamenti di iva, ritenute fiscali e contribuiti previdenziali, fino al 31 maggio. Nel “Cura Italia” previsti anche altri interventi per il settore del trasporto stradale, come la proroga per i veicoli in scadenza di revisione, e per il trasporto marittimo.

Il presidente di Confetra, Guido Nicolini, a proposito di questo intervento normativo, ha commentato: “il ministro Gualtieri è stato chiaro: la filiera logistica e del trasporto merci rientra tra i settori più immediatamente colpiti dall’emergenza. Quindi beneficerà delle misure compensative, fiscali e amministrative, e degli strumenti agevolativi previsti dal Decreto. Decisiva era anche l’estensione ai nostri settori della cassa integrazione: vogliamo superare questa drammatica crisi senza licenziare un solo dipendente”.

“Ho letto poi – ha continuato Nicolini – di altri interventi anche a sostegno della portualità e di una più flessibile e funzionale organizzazione dell’autotrasporto. La ministra De Micheli ha rispettato gli impegni politici assunti con le categorie. Sia chiaro, si tratta di prime misure per non affogare. La pagina della ripresa e dello sviluppo è ancora tutta da scrivere. Ma è importante, nel dramma che stiamo vivendo, aver affermato un principio che è di politica e cultura industriale: la logistica e il trasporto merci sono una priorità vitale del Paese e del suo sistema produttivo”.

Che il trasporto merci sia irrinunciabile è assolutamente certo, e lo ha ribadito anche Paolo Uggè, presidente autotrasportatori Fai-Conftrasporto, in una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che dice “grazie di cuore ai medici, agli infermieri e ai camionisti che non si fermano. Grazie a loro abbiamo farmaci, strumenti sanitari e cibo”.

“Personale sanitario, forze dell’ordine ed esercito sono certamente da mettere in prima fila – scrive ancora il rappresentante del settore – ma ritengo vi sia un’altra categoria da ringraziare. I tanti operatori del trasporto e in modo particolare i camionisti. Senza il loro impegno i rifornimenti utili a non fermare l’intero Paese non ci sarebbero. Gli italiani resterebbero senza generi di prima necessità, senza medicinali, gli ospedali senza ossigeno, gli altiforni si spegnerebbero e le imprese che ancora producono resterebbero senza possibilità di operare”.

“Così come nelle tragedie – ha concluso Uggè nella sua lettera – i primi ad accorrere sono loro, oggi mantengono aperto il Paese. In cambio tuttavia a questi indefessi operatori si impedisce dopo le 18 di trovare gli autogrill aperti dove poter mangiare un piatto caldo o acquistare un panino ma anche soddisfare personali esigenze igieniche o fisiologiche. Lei signor presidente si sarà reso conto di un aspetto indiscutibile. Senza l’autotrasporto l’Italia è ferma! Certamente Lei lo saprà riconoscere e, spero vorrà tenerne conto, quando individuerà ulteriori misure necessarie a sostenere le iniziative che il Governo intende intraprendere”.

Dal canto suo l’associazione Trasportounito, nel piano della crisi per il Coronavirus per la quale tentiamo qui, in queste righe, di fare una specie di diario a posteriori, ha lanciato l'allarme per il graduale stop dei mezzi e per le crescenti complicazioni che non consentono il regolare svolgimento delle attività:“Molti conducenti si rifiutano di eseguire i servizi sia per timore dei contagi – spiegava Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – sia per la scarsa disponibilità dei necessari servizi di base per i conducenti, come il divieto di accesso agli autotrasportatori a servizi igienici e centri di ristorazione; porti e centri di carico/scarico sono ormai inaccessibili, con i mezzi costretti a sostare per ore e quindi a subire condizioni economiche insostenibili; i transiti ai confini (Austria, Slovenia) si sono trasformati in incubi; in molti casi il mezzo è fermo con merce a bordo perché non gli è stato consentito lo scarico, a causa di scioperi improvvisi o per mancanza di dispositivi di protezione; le revisioni ai mezzi pesanti sono state annullate e rinviate, e quindi migliaia di mezzi sono fuori gioco”.

Questi sono solo i dati più clamorosamente evidenti; il risultato è un’impennata della tensione e dello stress all’interno del mondo dell’autotrasporto, di qui il rischio – conclude Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – di un fermo tecnico che bloccherebbe l’intera catena logistica e distributiva del Paese, non certo per colpa o responsabilità dell’autotrasporto”.

 

 

Le difficoltà nei trasporti internazionali

Non bastano le difficoltà lungo l’asse del Brennero. Il problema Coronavirus ne ha create anche ai confini con la Slovenia e la Croazia. Che aggiungono i loro ‘blocchi’ a quelli attuati dall’Austria. Così le merci hanno registrato difficoltà ad arrivare nei negozi di generi di prima necessità. Su questo problema la Confederazione nazionale delle imprese di trasporto ha scritto a metà marzo alla Commissione europea e al Governo italiano sollecitando un intervento nel rispetto del principio della libera circolazione delle merci in Europa. “Le segnalazioni che ci arrivano dai nostri autotrasportatori sono allarmanti: sottoponiamo alla vostra attenzione l’attuale criticità e i gravissimi problemi che stanno investendo il settore dei trasporti stradali in seguito all’emergenza sanitaria legata al Covid-19 nel territorio dell’Unione e in particolare ai confini con Austria, Slovenia e Croazia – si legge nella lettera inviata a sua firma all’Ue e al Governo italiano –. Se da un lato può essere condivisa la generalizzata sensibilità al fenomeno epidemiologico da parte delle Autorità di alcuni stati membri, è inaccettabile che tali prassi incidano in modo disomogeneo e unilaterale sulla libera circolazione delle merci e sulla libera prestazione dei servizi, impedendo o, comunque, rendendo estremamente laboriosa la circolazione ai veicoli che trasportano beni provenienti dall’Italia”.

“A oggi – prosegue la lettera – le Autorità di controllo di alcuni stati membri hanno posto in essere misure di interdizione o di controllo complesso al confine con l’Italia rendendo di fatto estremamente difficile se non addirittura impossibile il mantenimento dei servizi di trasporto che devono attraversare o raggiungere i loro territori nazionali. Tutto ciò è in palese contrasto con le libertà fondamentali della Unione e del testo basato sulla libera circolazione delle merci; libera circolazione delle persone; libera prestazione dei servizi; libera circolazione dei capitali. Principi che, a oggi, sono disciplinati dal Trattato sul funzionamento della Unione Europea (“Tfue”), la cui inosservanza costituisce una violazione del diritto unionale stabilito nello stesso trattato. Chiediamo quindi un vostro urgentissimo intervento di sensibilizzazione nei confronti degli stati membri volto a scongiurare l’adozione di provvedimenti unilaterali che danneggiano le imprese, i cittadini e, in definitiva, la coesione europea”.