DESTINAZIONE AMBIENTALE

NON LASCIATEVI FUORVIARE, questa non ha niente a che vedere con i precedenti omonimi modelli. Il nome potrebbe infatti evocare un trait d’union con le Space Star degli anni ’90 e 2000, ma in realtà la nuovissima compatta di Mitsubishi – chiamata anche Mirage sui mercati asiatici e americani – utilizza la denominazione Space Star in funzione di una logica commerciale di richiamo e riconoscibilità per il pubblico europeo, sebbene in quel nome sia concentrata una filosofia tutta nuova. 

Inedita come la scocca aerodinamica, come i motori impiegati e come i livelli di emissioni e consumi estremamente contenuti, che ne decretano una delle più elevate risparmiosità del settore autovetture compatte di segmento B. È proprio questa l’intenzione di Mitsubishi: offrire una vettura dalle ristrette dimensioni esterne, lunga poco più di 3,7 metri, larga 1,66 m e alta circa 1,5 metri, estremamente leggera (appena 845 kg a vuoto), brillante, confortevole e con buone doti di maneggevolezza nell’utilizzo urbano.



Pochi fronzoli e concretezza

Siamo d’accordo, dal punto di vista estetico questa Mitsubishi non impressiona per originalità, lasciando ad altri modelli il ruolo di contendente fashion alle più trendy compatte del momento. Ma se Mini, DS3 e 500 possono offrire un appeal molto personale, la nuova Space Star punta dritto al concreto, con prestazioni a prova di crisi economica. La sua linea a 5 porte è giusto sufficientemente personalizzata da non sembrare un semplice mix delle forme che vediamo circolare su gran parte delle berlinette di provenienza asiatica, abbastanza dettagliata e tutto sommato attuale, pur rischiando di sembrare fin troppo conformista. In verità il musetto affilato con gruppi ottici avvolgenti, i montanti anteriori arretrati con ampio parabrezza inclinato, la linea di cintura alta e il prolungamento posteriore del tetto in uno spoilerino dal piglio sportiveggiante, come vogliono gli odierni canoni stilistici, alleggeriscono l’austerità estetica di questo modello sposato alla razionalità ma anche all’efficienza aerodinamica, grazie a un coefficiente Cx di 0,27 che riduce ulteriormente la dissipazione d’energia. Le ruote in acciaio da 14 pollici presenti sulla versione di base Invite risultano fin troppo modeste rispetto quanto ci siamo ormai abituati a vedere circolare anche sulle autovetture di fascia bassa. Esteticamente va un po’ meglio con i 14” in lega e ancor di più con i 15” presenti sulla Intense, più proporzionati e in maggiore equilibrio con la linea complessiva di quelle fiancate allungate oltremodo da un passo assai distanziato.

Sono proprio le dimensioni ragionate, con interasse di 2,45 m, tetto non eccessivamente spiovente e sbalzi contenuti, a permettere un’abitabilità sorprendente. Ai cinque posti interni, con apprezzabile distanza dei sedili posteriori per far spazio alle gambe lunghe, si deve sommare un vano bagagli adeguato alle esigenze quotidiane, con 235 litri di capacità totale, ampliabile mediante la reclinazione del divano frazionato. 

Razionalità della sua architettura, ma anche un corredo di accessori che non si fa mancare nulla, a partire dalla dotazione degli elementi di sicurezza, con 6 airbag di serie, frontali, laterali e a tendina, e da quegli elementi ormai imprescindibili anche su una vettura compatta, come cristalli elettrici, climatizzatore manuale e automatico, sterzo regolabile in altezza e autoradio con ingresso Usb. Di serie troviamo anche il sistema Automatic Stop&Go per l’arresto del motore durante le soste, l’alternatore ad alta efficienza da 95 Ah, il sensore Ibs di batteria intelligente, il sistema di frenata rigenerativa e un display integrato nel quadro strumenti dove viene riportato l’Eco Drive Assist, fornendo istantaneamente una visualizzazione dei valori sui consumi, velocità e stile di guida del veicolo. Un’aggiunta decisa dalla rete dei concessionari italiani provvede al navigatore esterno Tom Tom XXL, così da arricchire la dotazione di accessori compresa nel prezzo di listino.



Tecnologia globale

Realizzata presso gli stabilimenti thailandesi di Mitsubishi, la nuova Space Star adotta una piattaforma di ultima generazione, con scocca autoportante, ampio utilizzo di lamierati in acciaio alto resistente e telaio di rinforzo anteriore, sul quale sono collocati tutti gli elementi della sospensione. Schemi semplificati ma dall’indubbia efficacia, che permettono costi di produzione contenuti e riduzione delle masse. Per l’erogazione di una potenza adeguata, i due propulsori a benzina previsti – assente al momento una versione diesel – si affidano a tre cilindri da 1 e 1,2 litri di cilindrata, e a una distribuzione a quattro valvole con sistema di fasatura a variazione continua Mivec (Mitsubishi Innovative Valve timing Electronic Control system). Due unità compatte e leggere che offrono interessanti valori massimi, rispettivamente di 71 e 80 CV di potenza e 88 e 106 Nm di coppia, più che adeguati valutandone soprattutto il rapporto peso/potenza. In alternativa alla trasmissione manuale a 5 rapporti, e solo per quanto concerne la più potente versione 1.2, Mitsubishi presenta una rinnovata versione automatica con cambio a variatore continuo Cvt Invecs-III, che si avvale di un sistema a ingranaggi per migliorare la risposta all’acceleratore e i consumi di carburante. Soluzioni efficaci che permettono accelerazioni 0-100 km/h in 13,6” per la mille, 11,7” per la milledue con cambio manuale e 12,8” per la 1.2 CVT, con velocità massime comprese tra i 172 e i 180 km/h.

Quello che più interessa il grande pubblico, attento alle spese di gestione, sono però le prestazioni “alla pompa” del benzinaio, riducendo le soste per il rifornimento solo dopo aver percorso mediamente 25 km/litro con il più piccolo dei motori, e 23,3 km/litro con il 1.2, emettendo rispettivamente in media appena 92 (il più basso valore per questa classe sul mercato italiano) e 100 g/km di CO2. Quando la percorrenza è prevalentemente cittadina, la nuova Space Star si fa apprezzare per una particolare maneggevolezza nelle manovre, assicurata da uno sterzo servoassistito elettricamente e da un raggio di volta di appena 4,6 metri, tale da consentire le più agevoli operazioni di guida e inversioni contenute nello spazio di una doppia carreggiata. In funzione del peso contenuto, l’azione frenante viene affidata a un sistema misto, con dischi anteriori autoventilanti e meno evoluti tamburi posteriori, comunque adeguati alle esigenze di arresto della giapponesina, assistita da un completo corredo elettronico che include Abs con Ebd, controllo di stabilità Masc e di trazione Matc, Brake Assist System e, abbinato alla trasmissione automatica, anche l’Hill Start Assist per le ripartenze in salita. Senza voler emulare la sportività offerta da ben più reattive berlinette, la precisione nella risposta al volante e la tenuta di strada deve giocoforza fare i conti con la tipologia delle ruote previste, orientate al risparmio più che al divertimento. Per chi vuole godere della massima efficienza energetica, i pneumatici da 165/65 R14 a bassa resistenza minimizzano gli attriti al suolo, mortificando un poco il comportamento dinamico nella guida impegnata. Il compromesso migliore, pur rinunciando a qualche spicciolo di risparmio, lo si ottiene con i 175/55 R15, una dimensione comunque ridotta rispetto i numeri da ammiraglie che ormai ci siamo abituali a leggere anche sulle ruote delle più esagerate citycar del momento.