BABY PORSCHE

Chiamarla Baby Porsche potrebbe sembrare riduttivo, per una sportiva di razza a trazione posteriore e motore centrale, dal forte impatto emotivo. Tant’è che per i puristi della Casa di Stoccarda la Cayman, sin dalla sua prima apparizione nel 2005 (versione chiusa derivata dalla roadster Boxter) non ha rappresentato un modello tra i più amati, considerata un po’ figliastra ed esteticamente poco somigliante all’iconica 911. Come se non bastasse, a far storcere il naso oggi contribuisce quel 4 cilindri alloggiato dietro l’abitacolo, al momento unica scelta possibile per la nuova versione.

Eppure, sebbene anche in questo model year 2016 rappresenti la Porsche più accessibile a livello di prezzo (a partire da circa 56.000 euro), la Cayman non ha molto da invidiare alle sorelle maggiori, sia per prestazioni, specialmente nella più grintosa versione S, che per contenuti tecnologici, decisamente all’altezza del blasone che rappresenta.

La sigla 718 (in comune con la Boxter, come il pianale su cui è sviluppata) per la nuova Cayman ha un significato ben preciso. Richiama infatti i fasti dell’omonimo storico modello che, a cavallo degli anni ’60, ebbe un ruolo fondamentale nell’affermazione della Casa tedesca in ambito sportivo, con significative partecipazioni alla 24 Ore di Le Mans, alla Targa Florio e a numerose altre competizioni in ambito internazionale.

 

Due posti secchi

Mantenendo la configurazione d’origine di coupé profilato e accattivante, la Cayman condivide con la Boxter una piattaforma collaudata e aggiornata in numerosi componenti. Esteticamente presenta ora un frontale rivisitato, con prese d’aria maggiorate, tese a sottolinearne l’aggressività, oltre che funzionali al raffreddamento degli organi meccanici, nuovi gruppi ottici assottigliati ma potenziati grazie alla tecnologia bi-xenon e luci diurne a led a quattro punti. Minigonne accentuate, ulteriori prese d’aerazione e parafanghi allargati caratterizzano l’andamento delle fiancate, concludendo con un posteriore rastremato senza interruzioni al lunotto, ai cui lati spiccano nuovi fari a tecnologia tridimensionale. Il tutto armonizzato da linee molto pulite, allineate agli stilemi Porsche e tratteggiate da appariscenti cerchi in lega multi razze, da 18, 19 o 20 pollici, secondo le versioni.

L’abitacolo dagli spazi ridotti, con pannelli avvolgenti alla stregua di un jet da caccia, ricorda che ci si sta accomodando a bordo di una coupé a due posti, dove tutto richiama la sportività, pur senza troppe rinunce a livello di comfort e di vivibilità. Strumentazione circolare, volante multifunzione e cockpit generosamente farcito di indicatori e pulsanti incorniciano un ambiente avvolgente nel quale si respira sin da subito aria da prestazioni spinte, gestite da parametri impostabili dal conducente attraverso i semplici e inequivocabili comandi del modulo programmabile dello Sport Response. Il PCM - Porsche Communication Management – è il sistema che gestisce l’infotainment, attraverso un pratico display touch screen da cui impostare il vivavoce telefonico, l’impianto audio da 150 W e, opzionale (malgrado il prezzo non proprio contenuto dell’auto), il modulo di navigazione con comandi vocali.

Allineato alla tipologia del veicolo, lo spazio adibito ad accogliere borse e bagagli non concede molto al trasporto, disponendo di due alloggiamenti sotto ai cofani anteriore e posteriore, per 334 litri totali quasi equamente ripartiti.

 

A tutto turbo

Con l’aggiornamento attuale la Cayman perde due cilindri ma guadagna un turbocompressore. Se il due litri di cilindrata raffreddato ad acqua da 300 CV di potenza – con robusta coppia massima di 38,7 kgm totalmente disponibile tra i 1.950 e i 4.500 giri/min – non vi sembra abbastanza per far schizzare sull’asfalto i poco più di 1.300 kg di massa della Cayman, ecco ulteriori 50 CV offerti dal 2.5 litri boxer della versione S – 42,8 kgm di coppia raggiunta tra 1.900 e 4.500 giri/min - capaci di proiettare la piccola sportiva verso prestazioni ancor più entusiasmanti. Merito soprattutto della turbina, in versione a geometria variabile VTG (particolarità riservata fino ad ora alla 911), che consente brucianti accelerazioni da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi (con cambio PDK e configurazione Sport+), contro i 4,7 secondi della 2 litri da 300 CV, rispettivamente con velocità massime di 285 o 275 km/h, quanto basta, codice stradale permettendo, per una guida sopra le righe in ogni frangente. Quando il pedale del gas non è a tavoletta, la Cayman garantisce comunque una conduzione confortevole ed equilibrata, permettendo anche lunghi tragitti in pieno relax, grazie all’ottimale assorbimento delle irregolarità stradali concesso dal sistema di sospensione a quattro ruote indipendenti, le anteriori dotate di molle supplementari di arresto trazione e ammortizzatori antivibranti, che nell’insieme riducono rollio e beccheggio in curva e in accelerazione. Spingendo invece alla ricerca di emozioni forti, la tedeschina trasmette sensazioni da go-kart, con una risposta dello sterzo molto diretta, ben poco filtrato dal servocomando elettrico, comunque docile e alleggerito in manovra per parcheggiare agevolmente, con un diametro di sterzata inferiore agli 11 metri. Il merito di tanta dinamicità va condiviso con la trasmissione a doppia frizione PDK (Porsche Doppelklupplung) a sette rapporti, proposta come optional e molto più divertente grazie al pulsante Sport Response, oltre che risparmiosa nei consumi, del sei marce manuale presente di serie. Gli spazi d’arresto sono adeguati agli elevati standard di sicurezza, gestiti da un impianto frenante surdimensionato, con generosi dischi autoventilati da 330 mm (299 mm i posteriori) e nuove pinze a quattro pistoncini derivate da quelle della Porsche 911 Carrera. Tutta la gamma 718 dispone poi di sistema frenante multi-collisione, che interviene automaticamente al primo impatto replicando l’azione frenante fino all’arresto del veicolo riducendo le conseguenze di eventuali incidenti.

Chi guida Porsche non ha grossi problemi nelle soste per il rifornimento, ma fa comunque piacere l’efficienza della funzione di start/stop, che spegne il motore già in fase di rallentamento, mentre in quelle situazioni di traffico incolonnato il sistema abbinato al cambio PDK apre le frizioni, consentendo un ulteriore risparmio di carburante avanzando senza motore in modalità veleggio. Che significa, nel complesso, percorrere mediamente fino a 15 km/litro (13,7 km/litro per la Cayman S PDK), a patto di gestire l’acceleratore con tocco di velluto, scordandosi qualsivoglia velleità pistaiola.

L’appoggio al suolo può contare sul massimo equilibrio tra aderenza e precisione di traiettoria, garantita da un set up misto con ruote dimensionalmente differenziate tra avantreno e retrotreno, rispettivamente di 235 e 265 mm di larghezza, con rapporti di spalla compresi tra il 45 e il 35% secondo i calettamenti dei cerchi, da 18, 19 e 20 pollici. L’autotelaio PASM - Porsche Active Suspension Management - utilizza un sistema di regolazione elettronica costantemente attiva applicata agli ammortizzatori, che adatta la risposta di smorzamento per ogni singola ruota secondo le condizioni di guida e di tipologia stradale, con due tipologie di intervento, Normal e Sport, (Sport Plus e Individual programmabile in aggiunta solo con il pacchetto Sport Chrono opzionale) selezionabili dalla postazione di guida per estendere i limiti di intervento dei controlli elettronici di trazione e stabilità. Ottenibile come optional, al PASM è abbinato un ribassamento dell’assetto di 10 mm sulla Cayman e di 20 mm sulla Cayman S, accentuandone ulteriormente le doti di sportività e precisione durante le andature più sostenute. Come dire, luce a terra quasi inesistente e spazio nullo per eventuali catene invernali. Qui il doppio treno di pneumatici stagionali è d’obbligo.

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