Autoriparatori calano gli infortuni in officina

Calano gli infortuni nel settore dell’autoriparazione, ma in diverse officine si lavora ancora eludendo le norme sulla sicurezza del lavoro. Un tema quest’ultimo su cui le associazioni di categoria si battono da sempre promuovendo corsi di formazione professionale e tenendo alta l’attenzione sul rispetto delle regole all’interno del settore. In Italia, stando agli ultimi dati Inail, nel 2018 tra le professioni di carrozziere, elettrauto, gommista e meccanico ci sono state 5.560 denunce di infortunio. I traumi subiti dagli autoriparatori hanno riguardato nel 60% dei casi contusioni, fratture, lussazioni e ferite concentrate per lo più su mani, gambe e viso. Non solo. L’Inail nel suo rapporto ha registrato anche 559 casi di malattie professionali di cui il 67,8% connesse a problemi legati al sistema osteomuscolare (ernie del disco, lesioni alla spalla, tendiniti). Per l’Istituto la causa di questi infortuni e malattie va ricercata nel mancato rispetto delle elementari norme di sicurezza sul lavoro. I traumi riportati così come le malattie professionali sono la spia di alcuni casi di scarsa attenzione, da parte dei datori di lavoro, nell’impiego di dispositivi per la sicurezza all’interno dell’officina. Rispetto a qualche anno fa però, l’Inail ha iniziato a registrare dei lievi miglioramenti. Infatti, se si confrontano le denunce del 2018 con quelle del 2016 si riscontra un calo delle richieste di indennizzo del 9,03% (552 casi in meno). Una riduzione che fa ben sperare. Anche se il motivo di questa riduzione di casi lo si può imputare a due opposti fattori. Il primo elemento ad aver influito sull’abbassamento del numero degli infortuni è connesso, secondo molte associazioni di categoria, a una maggiore consapevolezza da parte degli autoriparatori nell’adottare misure idonee a prevenire gli incidenti. Inoltre, l’utilizzo di macchinari progettati – secondo quanto prescritto dalla Direttiva macchine 2006/42 Ce – per ridurre i rischi d’infortuni ha consentito agli operatori di lavorare con strumenti più efficienti e sicuri. Il secondo fattore che ha portato alla riduzione di incidenti è connesso alla scomparsa, negli ultimi anni, di diverse attività di autoriparatori. Il settore, pur godendo di buona salute, con un giro d’affari sulla manutenzione dei veicoli stimato intorno ai 32,1 miliardi di euro – cifra che, una volta analizzato l’impatto della pandemia da Covid-19 sull’economia, sarà da rivedere a ribasso –, ha visto calare il numero di officine presenti sul territorio dell’1,3%. Secondo i dati dell’Osservatorio Autopromotec gli autoriparatori che hanno cessato l’attività sono stati 1.038, passando dai 79.655 del 2016 ai 78.617 del 2018. Una riduzione che ha di certo influito anche sulle denunce presentate all’Inail. Nel suo complesso però la fotografia scattata dall’Istituto, pur evidenziando una riduzione, risulta incompleta. Il motivo è da ricercarsi nella presenza sul territorio di imprese irregolari che esercitano l’attività di carrozziere, elettrauto, gommista e meccanico in maniera abusiva. È all’interno di queste attività che prolifera il “lavoro nero”. Lavoratori sconosciuti per Inps, Inail, fisco e previdenza e che quindi non risultano all’interno di nessuna statistica. Parliamo di persone che in caso d’infortunio non corrono a fare denuncia e che quindi sono da considerarsi dei “fantasmi” per lo Stato. Una piaga per il tessuto socio-economico che danneggia la concorrenza tra gli autoriparatori e priva di diritti i lavoratori.

 

 

I rischi connessi alla movimentazione carichi

Matteo Cecconi, responsabile sicurezza impianti e attrezzature di Alfa Hse Consulting

Tra i vari rischi che il datore di lavoro deve valutare c’è quello legato alla movimentazione manuale dei carichi – per esempio sollevamento ruote o componenti di veicoli – che può comportare patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari. Il datore di lavoro deve cercare di eliminare i rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi, così come tutti gli altri rischi, e dove ciò non sia possibile cercare di ridurli al minimo in base alle conoscenze e al progresso tecnico. Questo rischio deve essere valutato utilizzando norme tecniche (quelle della serie ISO 11228); la norma ISO 11228-1 permette di stabilire il peso limite raccomandato per ogni movimentazione. Per determinarlo si parte da un valore di riferimento che per lavoratori maschi adulti è di 25 Kg. Questo peso di riferimento deve essere moltiplicato per fattori di riduzione che dipendono da come viene svolta l’operazione, per esempio distanza delle mani dal corpo, dislocazione verticale dell’oggetto, numero di movimentazioni in una giornata e altre indicazioni. Il peso risultante è il peso limite raccomandato e il valore dovrà essere confrontato con l’effettivo peso dell’oggetto movimentato. Se il peso dell’oggetto è superiore al peso limite raccomandato, cioè se l’indice di rischio è superiore a 1, significa che la situazione può comportare un rischio che è tanto più alto quanto maggiore è l’indice: il datore di lavoro dovrà dunque fare in modo da eliminare o ridurre il rischio, innanzitutto con misure tecniche – per esempio l’adozione di sollevatori – poi con misure organizzative – turnazione – e dovrà effettuare la formazione e la sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti.

 

 

Una “officina virtuale” per ridurre gli infortuni nella riparazione veicoli

La sicurezza sul lavoro la si apprende anche in realtà virtuale. È il caso di “Officina virtuale” un applicativo progettato dalla Consulenza per l'innovazione tecnologica e dalla Direzione per l'organizzazione digitale Inail che ricrea una vera e propria officina meccanica attraverso simulazioni, strutture e modelli 3D. L’obiettivo di questo applicativo è consentire, attraverso l’utilizzo della tecnologia, di veicolare in maniera facile la conoscenza delle corrette pratiche di prevenzione degli infortuni. Indirizzato specificamente a titolari d’impresa e ai loro addetti, ma anche a formatori per la prevenzione e addestratori meccanici, questa soluzione consente di visualizzare, in un ambiente virtuale, situazioni e potenziali fonti di rischio e di simulare i comportamenti sicuri da tenere, contribuendo così a superare errori di intervento e di conseguenza ad abbassare il tasso di incidenti sul lavoro. Attraverso un paio di “occhiali intelligenti”, l’addetto si ritrova all’interno di un’officina a compiere un lavoro di riparazione. Durante le diverse fasi dell’operazione all’autoriparatore vengono spiegate le modalità corrette di svolgimento dell’intervento e le precauzioni da avere unite all’illustrazione delle norme sulla sicurezza dei lavoratori negli ambienti in cui operano.