50 milioni di euro risparmiati nel 2020 grazie ai pneumatici ricostruiti

49,9 milioni di euro. È questo il risparmio che è stato possibile ottenere nel 2020 in Italia grazie all’impiego di pneumatici ricostruiti. Non solo: sempre nel 2020 il ricorso alla ricostruzione di pneumatici ha consentito al Paese di ridurre i consumi energetici di ben 21,1 milioni di litri di petrolio ed equivalenti, di risparmiare materie prime per 15.600 tonnellate ed evitare di immettere nell’ambiente 18.719 tonnellate di pneumatici usati e 8.268 tonnellate di CO2. Questi dati di grande interesse per l’economia del Paese e per l’ambiente emergono dal bilancio ecologico ed economico della ricostruzione di pneumatici in Italia nel 2020 redatto da Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici).

Come dimostrano i dati citati, un aspetto di rilievo che emerge con forza dal bilancio Airp è il risparmio economico ottenuto grazie all’uso di pneumatici ricostruiti, risparmio che è andato a beneficio degli utilizzatori finali, che sono in gran parte operatori italiani dell’autotrasporto di merci e persone. Va ricordato infatti che i pneumatici ricostruiti sono utilizzati oggi soprattutto su flotte di camion e autobus sia private che pubbliche. Oltre al risparmio economico, grande importanza ha poi anche l’aspetto ecologico. L’uso di pneumatici ricostruiti permette infatti di ottenere importanti vantaggi ambientali, dal momento che nella produzione di un pneumatico ricostruito si genera un risparmio notevole in termini di energia consumata, di materie prime impiegate e di emissioni di CO2 rispetto alla produzione di un pneumatico nuovo.

Nonostante i ragguardevoli risultati conseguiti, Airp sottolinea come il settore dei pneumatici ricostruiti stia attraversando una fase di difficoltà e che i benefici economici ed ambientali ottenuti grazie all’uso di pneumatici ricostruiti potrebbero essere ancora maggiori se vi fossero misure concrete a sostegno del settore. La quota di mercato dei pneumatici ricostruiti, evidenzia Airp, si è ridotta sia in Europa che in Italia e ciò dipende dalla concomitanza di diversi fattori. Un primo fattore è da rintracciare nel calo delle percorrenze e del traffico merci nel 2020, calo che si è fatto sentire specialmente nel lungo periodo di lockdown generalizzato del periodo marzo-maggio 2020 e che è dovuto alle restrizioni alla mobilità e alle attività produttive per effetto dell’emergenza Covid. Un secondo fattore che ha influito sul calo del pneumatico ricostruito è la rinnovata concorrenza sul mercato europeo dei pneumatici nuovi a basso costo, ma di qualità tale da non poter essere sottoposti a ricostruzione.

Nonostante questo scenario di incertezza, secondo Airp le prospettive per una ripresa del settore dei pneumatici ricostruiti sono incoraggianti. La carenza di materie prime come la gomma naturale, necessaria per la realizzazione di pneumatici, dovrebbe infatti rendere ancora più strategica la pratica della ricostruzione di pneumatici. Inoltre sono in via di elaborazione numerosi piani e strumenti sia europei che italiani dedicati all’economia circolare, con obiettivi importanti ed ambiziosi. Airp auspica che nell’ambito di questi piani vengano attuate misure concrete per sostenere quei settori che da sempre sono un esempio di economia circolare, come appunto l’attività di ricostruzione di pneumatici.

La proposta: un credito di imposta per rilanciare la ricostruzione e attivare l’indotto

Nel 2019 AIRP ha presentato il volume “Circular economy at work: il caso studio degli pneumatici ricostruiti in Italia”, realizzato da I-Com Istituto per la competitività. Una delle proposte di rilancio avanzate dal volume è l’introduzione di un credito di imposta per l’acquisto dei pneumatici ricostruiti, come misura di fiscalità ambientale. I-Com ha utilizzato le tavole intersettoriali dell’ISTAT e altri strumenti economici per stimare gli effetti di attivazione economica che si potrebbero ottenere introducendo un credito imposta del 20%. Prendendo a riferimento il volume di vendita dei pneumatici ricostruiti autocarro nel 2018, la simulazione mostra che a fronte di un credito d’imposta pari a 15,7 milioni di euro, si otterrebbe un impatto sull’economia pari a 52,3 milioni di euro circa. Di questi, 18,5 milioni circa sarebbero a beneficio del settore della ricostruzione degli pneumatici, mentre 27,2 circa costituirebbero l’effetto indiretto sui rimanenti comparti industriali. Questi investimenti aggiuntivi produrrebbero un effetto indotto sull’economia dell’ammontare di 6,4 milioni di euro circa. Considerando un costo della misura pari a 15,7 milioni di euro, l’effetto netto del moltiplicatore della domanda sarebbe quindi pari a 36,6 milioni di euro. La tabella di seguito mostra gli effetti economici che si otterrebbero ogni 100.000 pneumatici ricostruiti sostenuti dal credito di imposta al 20%.