Veneto Gomme festeggia 50 anni di attività

Mezzo secolo di attività e tanta voglia di continuare a innovare e investire nel settore della ricostruzione dei pneumatici. È la storia di Veneto Gomme, una tra le aziende più longeve del comparto, che grazie alla costanza del suo titolare Mario Girardi ha appena festeggiato 50 anni e si prepara ad affrontare i cambiamenti in atto nel mondo automotive. Servizi di assistenza specializzati, professionalità dei dipendenti e competenze familiari sono gli elementi su cui punta Girardi per il futuro. 
Mario Girardi prima di parlare di futuro, ci racconta com’è nata Veneto Gomme?

“Ho iniziato a lavorare all’età di 14 anni nel 1958 nel settore pubblicitario. Mi occupavo, insieme a un socio, di insegne, cartellonistica, grafiche e supporti, non solo relativi al mondo degli pneumatici. Poi arrivò la crisi energetica del 1973 che determinò pesanti conseguenze di austerity sull’industria. Proprio nel 1973 avevamo appena costruito il capannone che ospitava l’attività, ma l’obbligo di spegnimento delle insegne fece sì che ci ritrovassimo senza lavoro. Il 1973 fu un anno cruciale, in quel momento mi avvicinai agli pneumatici insieme ai miei due fratelli. C’era uno spazio libero di alcuni amici e clienti che avevano pneumatici, così nel 1973 e 1974 commercializzammo pneumatici. Grazie alla jointventure stretta con la Bandag, il 2 giugno 1974 abbiamo sfornato le prime gomme ricostruite, seguiti passo passo direttamente dai loro tecnici inviati dall’America. E da lì ci siamo sviluppati fino ai nostri giorni”.
Oggi quanti pneumatici ricostruiti escono dalla vostra azienda?

“Facciamo 15mila gomme all’anno. Consegniamo i nostri pneumatici ricostruiti nel Nord-Est Italia, a Milano e Bologna. La produzione si concentra in larga parte sull’autocarro e in maniera marginale sul fuori strada, ci capita anche di fare movimento terra e trasporto leggero, ma più raramente”.
Mi parlava dei suoi fratelli, Veneto Gomme era un’azienda di famiglia?

“Era ed è tuttora un’azienda di famiglia. Siamo in nove Girardi che continuano a lavorare in azienda, dei più anziani sono rimasto solo io. Figli e nipoti penso continueranno con l’attività”.
Che dimensioni ha l’Azienda?

“Siamo 25: 12 persone alla ricostruzione, 12 persone all’assistenza e io. È un lavoro non molto richiesto perché è materialmente sporco e faticoso. Con il nostro personale riusciamo a gestire i picchi di lavoro che, per quanto riguarda la ricostruzione degli pneumatici autocarro, ricade in questo periodo perché prima dell’inverno occorre eseguire il cambio gomme, a cui si aggiungono i cambi stagionali richiesti dai pneumatici vettura”.
Com’è cambiata l’industria del ricostruito dal 1974 a oggi?

“Nel nostro caso, abbiamo iniziato con la ricostruzione a freddo Bandag, non ci siamo mai avventurati in altri settori che non conosciamo e per il momento non sentiamo questa esigenza. La jointventure inaugurata nel 1974 con Bandag all’epoca ci garantiva un’esclusiva di zona: esistevano dei confini all’interno dei quali altri non potevano fare il nostro stesso prodotto. Oggi il mercato si è liberalizzato e non abbiamo più quei vincoli che avevamo una volta”.
Rimanere fedeli a una linea: potrebbe essere questo il segreto del successo?

“Non si tratta di fedeltà, ma di credere nell’efficienza del prodotto ricostruito a freddo e di un ciclo produttivo collaudato. È difficile cambiare e rinunciare a un prodotto di qualità. In futuro non escludo l’introduzione di nuove tecnologie, ma nel breve periodo non prevediamo nessun cambiamento”.
Si parla tanto di sostenibilità negli ultimi anni: come si colloca il ricostruito?

“La sostenibilità che facciamo noi è sul ricostruito e sul riciclo. Noi da un pneumatico di 70 kg riusciamo a recuperarne 50, perché con 20 kg di battistrada si può dare una seconda vita al pneumatico, in alcuni casi anche una terza. Cinquanta anni fa il materiale di recupero andava addirittura buttato, anche le gomme si bruciavano. Una volta capito che non valeva la pena, abbiamo adottato la ricostruzione. I nostri furgoni aziendali sono equipaggiati con pneumatici ricostruiti, è importante dare il buon esempio”.
Quale futuro prevede per il settore del ricostruito?

“Ci crediamo. Ho solo il rammarico di non riuscire a collaborare con la concorrenza per tenere prezzi più adeguati alla professionalità che c’è dietro al nostro lavoro.

E questo a causa di pneumatici provenienti dalla Cina che spingono il settore a fare scelte sui prezzi al ribasso, pur di continuare a vendere”.
E per la sua azienda?

“Oggi oltre alla ricostruzione, forniamo un servizio di assistenza. L’officina meccanica è nata in un secondo momento perché l’officina andava a completare il servizio di assistenza pneumatici vettura e autocarro nel cambio gomme. In un futuro prossimo, sfruttando le competenze dei laureati della famiglia in azienda, prevediamo di specializzarci anche nel campo delle revisioni e quindi allargare l’autofficina”.