In un momento storico in cui le tematiche ambientali sono al centro delle agende politiche e dettano obiettivi di sostenibilità estremamente sfidanti all’industria, in particolare al comparto automotive, un’azienda come Pirelli, che fin dalla sua nascita oltre 150 anni fa è stata all’avanguardia in tema di tutela delle persone, si presenta come una delle realtà più avanzate in materia di abbattimento degli impatti ambientali, grazie ai forti investimenti stanziati negli ultimi anni e all’elevato grado di innovazione tecnologica che caratterizza i processi produttivi così come i prodotti.
Ne abbiamo parlato con Samuela Bracco, Sustainable Marketing Initiatives & Training di Pirelli, che sintetizza così quello che è l’orizzonte dell’azienda:
“L’obiettivo di Pirelli è di avere un impatto positivo sulle tre dimensioni che ci riguardano: le persone, il pianeta e la mobilità del futuro. A guidarci nel nostro percorso sono l’innovazione e la tecnologia, grazie a cui possiamo darci target concreti e sempre più sfidanti. Per citarne uno, dopo esserci già dati l’obiettivo di Carbon Neutrality al 2030, Pirelli diventerà la prima azienda del settore tyre a raggiungere il target di Net Zero al 2040, grazie alla riduzione delle emissioni di almeno il 90% rispetto all’anno di riferimento 2018”.
Un obiettivo quindi estremamente impegnativo per il gruppo, quali leve sta utilizzando Pirelli per raggiungerlo?
“Stiamo lavorando nelle nostre fabbriche con dei progetti di efficientamento e di energy saving, ne abbiamo già messi in atto 90 e continueranno a crescere nei prossimi anni; abbiamo definito l’obiettivo di acquistare solo energia elettrica rinnovabile, è già così in tutte le nostre fabbriche europee e americane, e lo sarà entro il 2025 in tutte le fabbriche Pirelli del mondo, e poi abbiamo definito un importante input che è quello di elettrificare la maggior parte delle nostre presse. Stiamo inoltre lavorando con i nostri fornitori per ridurre le emissioni lungo tutta la catena di approvvigionamento. C’è quindi un grande processo in atto con investimenti importanti da parte dell’azienda per arrivare alla carbon neutrality e a Net Zero in pochi anni”.
C’è poi il tema del prodotto, come sta lavorando Pirelli per stare al passo di una mobilità in velocissima evoluzione?
“Il punto di partenza è capire cosa vogliono i nostri interlocutori principali, quindi le case auto e i consumatori. Quello che i produttori di veicoli ci stanno chiedendo è di lavorare su tre assi: efficienza energetica, materiali e durata dei nostri prodotti. Sono aspetti su cui Pirelli lavora da tempo in ottica di continua innovazione e anche qui con degli obiettivi molto sfidanti; per quanto riguarda l’efficienza energetica, che impatta sulla capacità del veicolo di ridurre le proprie emissioni, entro il 2025 porteremo almeno il 70% dei nuovi prodotti alla classe A o B per la resistenza al rotolamento. Sul tema dei materiali stiamo già lavorando con elevate percentuali di materiali di origine naturale e riciclata, abbiamo introdotto il P Zero E che ha oltre il 55% di questi materiali; un capitolo che investe anche la nostra filiera di fornitura, siamo stati i primi a introdurre il marchio FSC su un pneumatico consumer, e da quest’anno anche sui pneumatici Pirelli per la Formula 1. Ed entro il 2026 le nostre fabbriche in Europa utilizzeranno solo gomma certificata FSC. Infine, la durata dei nostri prodotti, che negli ultimi due/tre anni è migliorata del 25% in ogni nuova famiglia rispetto a quella precedente. Quello che è molto importante da sottolineare è che queste richieste delle case auto non sono un trade off rispetto alle performance del pneumatico: il nostro primo obiettivo è mantenere le prestazioni al massimo livello con almeno il 90% di nuovi prodotti a livello globale in linea con le classi A/B dell’etichetta europea per tenuta sul bagnato. Parliamo quindi di performance e sostenibilità.
Nel frattempo, sta cambiando profondamente anche la sensibilità dei consumatori su questo aspetto. Come si sta modificando l’offerta di Pirelli verso i nuovi utenti?
“Le ultime generazioni conoscono il problema del riscaldamento globale, lo vivono come una realtà quotidiana e sono molto sensibili al tema della sostenibilità; infatti, oltre il 59% dice di non voler supportare un’azienda che non abbia un impegno da un punto di vista sociale e ambientale, mentre chi sceglie un prodotto con caratteristiche di sostenibilità è anche disposto a pagare di più per quel prodotto. Questo è importante perché il percorso che stiamo facendo noi di Pirelli e tante altre aziende sul fronte ambientale comporta degli investimenti che devono essere sostenibili per l’azienda, che deve mantenere una sua competitività sul mercato. I consumatori ci stanno dicendo che sono disposti a riconoscere questo valore e a investire in un’azienda impegnata in questo senso. E la nostra offerta va in questa direzione perché da una parte abbiamo una tecnologia leader per i veicoli elettrici che è l’Elect dove abbiamo oltre 500 omologazioni; dall’altra la riduzione dei materiali fossili in favore dei materiali riciclati e di origine naturale con certificazione esterna, in ottica di trasparenza nella comunicazione. Infatti, dopo aver fatto tanto nell’ottica della sostenibilità, è fondamentale anche lo step successivo, cioè l’essere in grado di raccontarlo ai nostri clienti trasmettendo loro in modo chiaro il valore di tutto questo.”
Nel quadro di un processo così complesso e profondo di trasformazione, un elemento cruciale sia per l’innovazione del prodotto che per gli obiettivi di sostenibilità è, come accennava Bracco, il fronte dello sviluppo dei materiali. Per approfondire questo aspetto abbiamo parlato anche con Thomas Hanel, Head of Innovation and Material Development di Pirelli.
Qual è il percorso da compiere per arrivare ad avere dei materiali più sostenibili?
“Innanzitutto, quando si parla di una transizione verso materiali più sostenibili si intende trovare delle alternative da fonti bio o riciclate ai materiali fossili, che nell’industria del pneumatico rappresentano ancora una componente importante. Altrettanto rilevante è il fatto che dobbiamo lavorare contemporaneamente su tutte le classi di materiali coinvolte nel pneumatico. È un percorso che richiede delle partnership e un forte coinvolgimento sia dei Top fornitori che delle università. Normalmente si parte da un’idea innovativa, seguita da una fase di ricerca e sviluppo fino alla realizzazione industriale di un materiale innovativo. Questo modello si chiama open innovation e ci fa accedere alla capacità scientifica di Università e istituti scientifici attraverso dottorati e collaborazioni bilaterali, come anche alla capacità di sviluppo dei nostri Top fornitori. In termini di obiettivi, Pirelli aveva stabilito di arrivare entro il 2025 a usare almeno il 50% di materiali naturali e riciclati e almeno il 60% entro il 2030, ma già nel 2023 abbiamo messo sul mercato un prodotto con oltre il 55% di questi materiali, quindi abbiamo anticipato di quasi due anni il raggiungimento degli obiettivi del piano strategico fissati tre anni fa.”
Com’è possibile raggiungere livelli così alti di materiali provenienti da fonti biologiche e rinnovabili?
“Ci sono diverse opportunità da poter sfruttare. Ad esempio, ci sono materiali che arrivano da rifiuti agricoli e che possono essere sfruttati in ambito industriale e non alimentare. Per esempio, raccogliendo e bruciando la lolla di riso (con un processo di combustione che, tra l’altro, produce energia) si può produrre la silice, che poi segue il processo classico, ma evita di dover fondere la sabbia quindi dal punto di vista energetico è un processo molto vantaggioso. Un altro esempio è la lignina, uno scarto di lavorazione della produzione della carta. In natura ha un ruolo molto specifico perché sorregge gli alberi, rinforza le piante, e noi abbiamo pensato a come trasferire nel pneumatico questa funzionalità della lignina per sostituire parte del nerofumo; Pirelli è molto avanti nell’utilizzo della lignina, abbiamo già tre brevetti. Anche l’industria dei polimeri sintetici si sta trasformando per rendersi indipendente dal petrolio, ad esempio, impiegando oli di scarto dell’industria alimentare, oppure sfruttando la fermentazione degli zuccheri per creare alcol, e poi trasformare l’alcol in monomeri per la polimerizzazione, sostituendo quindi un reattore standard con un bio reattore. Poi ci sono i processi di riciclo della plastica dai quali ricaviamo tessili nuovi che vengono usati nella carcassa del pneumatico, come nel caso del poliestere, mentre per le cinture ci stiamo spostando sull’acciaio riciclato, che con grandi vantaggi in termini di emissioni di CO2 permette di ottenere un materiale con prestazioni assolutamente in linea con quelle del prodotto standard.”
A proposito di prestazioni, offrire un prodotto di altissima qualità e abbattere drasticamente gli impatti ambientali non sono obiettivi in contrasto fra di loro?
“L’impostazione di fondo di Pirelli è che la transizione verso la sostenibilità non deve mai compromettere le performance del prodotto. Infatti, con il nostro P Zero E, prodotto “campione” in termini di caratteristiche di sostenibilità, è accaduto addirittura l’inverso, perché abbiamo messo sul mercato un pneumatico Ultra High Performance con la classe A dell’etichetta su tutte le prestazioni e con una resa chilometrica maggiore del 42% rispetto alla generazione di prodotti precedenti, con caratteristiche come le tecnologie antiforatura RunForward ed Elect, e al tempo stesso impiegando oltre il 55% di materiali bio e riciclati: è davvero qualcosa di unico che siamo riusciti a ottenere facendo convergere tante tecnologie e tanti know how diversi. E, cosa altrettanto importante, tutti i risultati ottenuti da questo pneumatico sono certificati da terzi, perché la trasparenza è fondamentale nei confronti degli utilizzatori così come per le case auto con cui collaboriamo.”