Parliamo di dazi e filiera corta

Nel momento in cui stendiamo queste note non sappiamo ancora se la Commissione europea avrà impugnato la sentenza che annulla i dazi imposti su alcune produzioni di pneumatici autocarro provenienti dalla Cina. Non entriamo nel merito della sentenza, peraltro si tratta di complessi argomenti giuridici che non è possibile approfondire in questa sede, ma l’occasione è propizia per effettuare un ragionamento di carattere generale. Laddove, a parità di condizioni, ci si trovi di fronte a produzioni più efficienti, tanto di cappello, evidentemente non si può rimproverare ad altri la propria inefficienza.

Se invece dobbiamo competere con produzioni vendute in dumping o sorrette da sovvenzioni per alterare le regole del mercato è necessario attuare azioni di difesa commerciale, pena la desertificazione del settore colpito da queste forme di concorrenza sleale. Allargando ancora di più il ragionamento, noi europei ci siamo illusi che, grazie alla globalizzazione che per lunghi anni è apparsa quasi come la panacea di tutti i mali, si potesse vivere solo di servizi e di finanza, lasciando le produzioni ad altri.  Oggi ci rendiamo conto di come basti che una semplice nave si metta di traverso nel canale di Suez, che qualche porto venga bloccato dalla pandemia, o che sconvolgimenti geopolitici blocchino produzioni in paesi distanti migliaia di chilometri, che da noi si bloccano diversi settori industriali. Intere produzioni automotive sono ferme per la mancanza di qualche chip, di cablaggi o di qualche altro componente spesso dal valore di pochi euro. In mezzo a tanti problemi noi in Italia abbiamo ancora la fortuna di essere la seconda nazione manifatturiera europea dopo la Germania. Teniamocela ben cara questa industria. Qualcuno ha giustamente detto che per redistribuire ricchezza occorre crearla, allo stesso modo per potere distribuire beni occorre averli a disposizione, in modo programmato e non dipendentemente dalla benevolenza di qualche governante o dalla stabilità di questa o quella nazione. Questo non significa affatto tornare all’autarchia economica, ma sarebbe altrettanto sbagliato continuare a farsi ammaliare dalle sirene della globalizzazione. Il contrario di autarchia, infatti, che come potete verificare in qualsiasi dizionario di sinonimi e contrari, significa dipendenza, soggezione. Anche in questo caso, come dicevano gli antichi saggi, la sentenza è stata rielaborata da Aristotele, “In medio stat virtus”, la virtù sta nel mezzo.