La Commissione europea avvia un’indagine per ricalcolare i dazi

Pochi mesi fa una notizia ha scosso l’intera industria europea del pneumatico, giungendo per molti operatori come un fulmine a ciel sereno: il Tribunale dell’Unione Europea ha reso pubblica il 4 maggio scorso la sentenza che annulla il Regolamento UE 2018/1579 (dazi antidumping sui pneumatici commerciali cinesi) e il Regolamento UE 2018/1690 (dazi antisovvenzioni sui pneumatici commerciali cinesi), accogliendo le motivazioni del ricorso presentato contro le suddette misure nel 2019 da parte dei rappresentanti dell’industria cinese della gomma e della camera di commercio cinese. Le motivazioni della sentenza sono principalmente due: da un lato, la metodologia utilizzata dalla Commissione per calcolare la differenza tra il prezzo degli pneumatici cinesi in Europa e quello dell’industria europea è stata considerata illegittima dal Tribunale. Dall’altro, il mancato rispetto dei diritti della difesa dei produttori cinesi, ai quali è stato negato l’accesso a determinate informazioni, compresa l’esatta metodologia utilizzata per determinare il livello del presunto dumping.

Secondo le norme vigenti la Commissione europea aveva la possibilità di presentare ricorso entro settanta giorni dalla data di pubblicazione della sentenza, vale a dire entro il 14 luglio. Diverse congetture sono circolate in quei settanta giorni all’interno del settore: molti operatori auspicavano la presentazione di un ricorso, che avrebbe mantenuto in vigore i dazi per l’intera durata del procedimento (verosimilmente almeno due anni), molti temevano la semplice accettazione della sentenza senza ulteriori azioni da parte della Commissione, vale a dire cessazione dei dazi a partire dal 15 luglio. La risposta a questi dilemmi è arrivata invece l’8 luglio, quando la Commissione europea ha pubblicato l’avviso di riapertura delle indagini antidumping e antisovvenzioni concernenti i regolamenti annullati dalla sentenza del 4 maggio. Questo significa che la Commissione non ha ritenuto opportuno presentare ricorso contro la sentenza, ma al tempo stesso intende aggiustare gli errori di calcolo alla base dei dazi introdotti nel 2018 per poi tornare ad applicare le misure antidumping su nuovi livelli. Infatti, la finalità di queste nuove indagini è quella di ricalcolare sulla base di nuovi parametri l’entità dei dazi da applicare per i prodotti oggetto dei due regolamenti, ovvero pneumatici, nuovi o ricostruiti, di gomma, del tipo utilizzato per autobus o autocarri, con un indice di carico superiore a 121 originari della Repubblica popolare cinese.

Durante il periodo dell’inchiesta tutti i dazi per i produttori cinesi indicati nei regolamenti saranno sospesi fino alla conclusione delle indagini e alla definizione del nuovo livello dei dazi. Inoltre, al fine di dare esecuzione alle sentenze, è stato pubblicato anche il Regolamento Ue 2022/1175 della Commissione del 7 luglio, che sottopone a registrazione le importazioni dei suddetti pneumatici provenienti dalla Repubblica popolare cinese. La registrazione delle importazioni da parte delle autorità doganali servirà per poter riscuotere retroattivamente i nuovi dazi per le importazioni cinesi fino al termine del ricalcolo dei dazi. Inoltre, in linea con la sua prassi attuale, la Commissione ha incaricato le autorità doganali nazionali di astenersi dal rimborso dei dazi già riscossi e di attendere le conclusioni dell’indagine. L’attività di registrazione delle importazioni è attualmente limitata ad un periodo di 9 mesi, il che significa che è presumibile prevedere la conclusione delle indagini prima della scadenza di tale periodo. Sugli sviluppi della situazione abbiamo chiesto un commento a Stefano Carloni, presidente di AIRP, che è stata in prima linea nel sostenere l’introduzione dei dazi per difendere l’industria europea della ricostruzione dall’invasione del low cost cinese.

“Anche per noi la sentenza di annullamento dei regolamenti antidumping è stata una sorpresa spiacevole, che abbiamo accolto con grande preoccupazione”, afferma Carloni. “Tuttavia, l’avviso di riapertura delle indagini e il regolamento che istituisce le registrazioni delle importazioni credo possano essere segnali rassicuranti. Quello che trapela infatti è la volontà politica di ripristinare i dazi sui pneumatici cinesi per continuare a difendere il mercato europeo da un fenomeno di dumping la cui esistenza non è stata messa in discussione dalla sentenza, così come non viene messa in discussione l’esistenza di un danno commerciale arrecato all’industria europea. È bene sottolineare che l’annullamento dei regolamenti, nelle sue motivazioni di merito, coinvolge unicamente la modalità utilizzata per calcolare l’entità dei dazi, ma non le motivazioni alla base dei dazi stessi, ed il fatto che sono state riaperte le registrazioni delle importazioni (così come avvenne all’inizio del 2018 in vista delle future misure compensative antidumping) ci dice che la Commissione è determinata a ripristinarli appena possibile. “Peraltro, sarebbe importante presidiare il tema dei dazi per approfondire la possibilità di estenderli in futuro anche ad altri tipi di pneumatici e ad altri paesi di provenienza, visti i prezzi che troviamo ad esempio su certi pneumatici per movimento terra, o su numerosi prodotti importati dal Sud-est asiatico”, conclude Carloni.