Non è un paese per autoriparatori. Le associazioni di categoria segnalano ormai da anni la difficoltà delle aziende del settore nel trovare personale qualificato. Mestieri come carrozziere, gommista e meccatronico, che un tempo si basavano sul semplice apprendistato in officina, oggi richiedono conoscenze tecniche specifiche vista l’evoluzione tecnologica dei veicoli. Conoscenze che spesso mancano o sono lacunose quando in fase di colloquio i datori di lavoro si trovano a selezionare il poco personale che si presenta in azienda. Stando ai dati pubblicati sul sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, su 460 nuove assunzioni come gommisti solo il 31,7% ha una qualifica di formazione o un diploma professionale. Eppure, secondo il rapporto annuale Education at a Glance 2023 dell’Ocse, l’Italia continua ad avere molti più iscritti ai percorsi tecnici e professionali di altri Paesi: il 40 per cento dei 15-19enni contro una media Ocse del 23 per cento. Un dato che però, se analizzato nel dettaglio, rivela che solo il 55% dei ragazzi e delle ragazze che scelgono queste scuole arriva alla maturità senza collezionare bocciature. Dato che sale al 70% con quelli che arrivano con uno o due anni di ritardo. Il restante 30% abbandona prima della fine del ciclo scolastico. “Un diploma di scuola superiore è il livello minimo di istruzione richiesto per partecipare con successo al mercato del lavoro” precisano gli osservatori dell’Ocse nella nota dedicata al nostro Paese. Però per mestieri come carrozziere, gommista e meccatronico serve anche uno sforzo da parte dei datori di lavoro nell’innovare le proprie strutture. In molti casi, infatti, le officine invece di investire su diagnostica intelligenti, software gestionali, strategie di marketing e organizzazione del lavoro che migliorano l’efficienza dei processi, preferiscono seguire modelli d’impresa datati. Rendersi attrattivi da un punto di vista innovativo ed economico contribuisce sia ad attrarre manodopera specializzata che a far crescere il proprio business. Investire più risorse pubbliche sull’istruzione, incentivare i percorsi di formazione professionale in azienda e superare una serie di pregiudizi sul mestiere dell’autoriparatore può forse contribuire a quel ricambio generazionale che il settore attende da tempo.
L’importanza della formazione nel settore dell’autoriparazione
Dino Collazzo 03 gennaio 2024
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