Il futuro delle revisioni

Le revisioni non potevano mancare nel portfolio di convegni e conferenze tenutesi in occasione del Futurmotive 2023. Nelle due sessioni dedicate al tema si sono affrontate sia le novità riguardanti l’Italia che quelle attinenti alle tendenze internazionali. Nella prima sessione Emanuele Biagetti di Egaf ha illustrato con molta precisione e chiarezza le novità scaturite recentemente: si tratta del regime di autorizzazione dei centri privati di revisione di veicoli pesanti e degli ispettori. Gli ultimi decreti hanno fatto chiarezza sull’implementazione dell’Art. 80 comma 8 del Codice della Strada: i centri privati potranno essere autorizzati a revisionare i veicoli per il trasporto merci sopra alle 3,5 tonnellate e i loro rimorchi, esclusi i veicoli Adr, Atp e per uso speciale, a condizione che soddisfino i requisiti qui descritti. E qui che sta la vera novità: i requisiti, a differenza delle enunciazioni precedenti da molti giudicate esagerate e inapplicabili, sono stati significativamente aggiornati; uno su tutti, la superficie minima dell’area dedicata alla revisione è diventata di 250 mq invece dei 600 prima previsti. Altro “adeguamento” è la messa a regime dei “Centri 870” con la definizione di un transitorio per il quale tali centri si possono equiparare ai centri di nuova istituzione. L’altro passo avanti è la completa formulazione del processo di autorizzazione degli ispettori: essi continueranno a operare come subordinati nel caso delle revisioni auto/moto mentre saranno indipendenti, assegnati dall’ufficio provinciale della MoT, per le revisioni camion. Da notare che i nuovi decreti definiscono anche regole per cui sia i centri di revisione che gli ispettori possono ottenere anche autorizzazioni miste sia per i veicoli leggeri che per i pesanti.
In conclusione, sembra che la materia adesso sia stata chiarita; unico punto rimasto fuori, non di poco conto, sono le tariffe. A oggi ancora non si sa quanto richiedere a camionisti e flotte. Perché? Si va verso un regime di liberalizzazione tariffaria come più volte sostenuto dall’autorità della concorrenza? La seconda sessione dell’incontro ha sviluppato invece un tema di più di lunga portata: cosa si può oggi prevedere per il futuro. Si è trattato di una tavola rotonda di specialisti di quattro aziende, Mahle, Nexion, Snap On e Texa che hanno illustrato quale, a loro modo di vedere, può essere il domani delle revisioni.  I dispositivi di assistenza alla guida e i motori elettrici, che sono i fattori di maggior cambiamento tecnologico, popolano già una quota significativa dei veicoli a motore. Allo stesso modo, la crescita della mobilità condivisa induce nuovi comportamenti relativi alla manutenzione affinché i veicoli siano sempre idonei alla circolazione. In uno scenario del genere si potrebbe sostenere che, essendo gli autoveicoli così sviluppati e ben mantenuti, le revisioni periodiche obbligatorie finiranno per divenire ridondanti. È così? Non sembra proprio, stando a quanto scrivono al riguardo le autorità legislative e i professionisti delle revisioni. Nell’Ue, la Commissione ha pubblicato un documento di lavoro sulle necessità di aggiornamento delle revisioni. I professionisti delle revisioni, rappresentati dal Comitato internazionale Cita, a loro volta sollevano preoccupazioni su come le nuove tecnologie pongano nuove minacce alla sicurezza stradale. Se anche si va verso un’elettrificazione di massa, i test delle emissioni non moriranno presto, anzi necessitano di aggiornamenti agli standard moderni. D’altro canto, gli Adas rendono sicuramente il veicolo più sicuro ma solo se esso si comporta come è stato progettato: cosa succede se invece i freni sono consumati, le sospensioni lasche, i pneumatici usurati? In conclusione, progresso sì ma di tutta la filiera come unica garanzia per la tutela della sicurezza stradale e della salute dei cittadini.