Il futuro dell’aftermarket tra sostenibilità, innovazione e formazione

Sostenibilità, innovazione, formazione. Sono le parole chiave per parlare del futuro dell’autoriparazione in Italia. A ogni concetto si aggancia un tema cruciale oggi al centro dei pensieri e dei progetti di Confartigianato Autoriparazione e del suo presidente Alessandro Angelone.

 

Il tema della sostenibilità ambientale è sempre più centrale nel discorso pubblico. Come si declina per il vostro settore?

Alessandro Angelone, presidente di Confartigianato Autoriparazione«Di sostenibilità si parla tanto e da molto tempo, ma concretamente nessuno può scommettere su una soluzione definitiva. Per ciò che riguarda la mobilità vedremo un mix di ibrido, elettrico, metano, Gpl in virtù della morfologia territoriale, oltre che della tipologia di veicolo e dell’uso a cui è destinato. Aspetto non secondario sono i tempi (2030-2035) a mio avviso destinati ad allungarsi. Gli obiettivi europei sono troppo ambiziosi. Si è probabilmente legiferato senza tener conto dell’indotto produttivo da riconvertire, dell’equilibrio sociale legato all’occupazione della filiera, delle infrastrutture di ricarica ancora insufficienti. Infine, dobbiamo chiederci come e con quale fonte produrremo così tanta energia per la mobilità elettrica».

 

Quanto è importante la formazione per i professionisti dell’autoriparazione visti i cambiamenti in atto nell’industria automotive?

«Senza non si va da nessuna parte. Come Confartigianato abbiamo in cantiere un percorso formativo di ben 50 ore, suddivise in diversi incontri, che consentirà alle imprese associate di conoscere in maniera approfondita il mondo della elettrificazione: dalla produzione di energia e stoccaggio in un veicolo alle varie tipologie di accumulatori fino alla componentistica di base».

 

Infine, innovazione. L’adeguamento tecnologico e l’evoluzione dei modelli organizzativi sono il presupposto per la competitività. Eppure, tanti operatori fanno fatica a tenere il passo. Come bisogna muoversi su questo terreno?

«I veicoli sono cambiati. Il mercato è cambiato. I clienti sono cambiati. Informazioni di ogni tipo, anche tecniche, sono a disposizione di chiunque in rete. Basta cercare. Non possiamo più pensare di fare impresa oggi solo con gli strumenti e gli insegnamenti di ieri. Per guardare con serenità al futuro serve anche altro. Un intervento riparativo fatto a regola d’arte non sorprende il cliente. Lo fanno l’accoglienza, l’ascolto dei suoi timori circa l’affidabilità del veicolo, la capacità dell’operatore di comunicare come intende risolvere le problematiche lamentate e così via. Non è più procrastinabile: dobbiamo dedicare una parte della giornata lavorativa alla “customer experience”, alla profilazione dei clienti con i relativi veicoli, memorizzando scadenze e programmi di manutenzione e così via. In sintesi, è necessario togliersi di dosso gli abiti dell’artigiano con un’eccellente preparazione tecnica, per vestire quelli del vero imprenditore prescindendo dalle dimensioni aziendali, dall’organigramma o dalla posizione geografica. Chi prima si adegua prima ne raccoglierà i risultati, valorizzando il proprio brand aziendale ed elevando la tariffa di manodopera».