Greentire, presenta una sua proposta per la regolamentazione degli Pfu che superi il Dm 182/2019

Greentire ha presentato, durante Futurmotive Expo & Talks una proposta di regolamentazione relativa al settore degli pneumatici fuori uso. A spingere Greentire a elaborare una sua proposta è stata in primo luogo la problematica degli insufficienti o ritardati ritiri degli Pfu che si verifica con cadenza annuale. Partendo da una profonda analisi del settore e dalla conoscenza dei vulnus del Dm 182/2019 il gruppo di lavoro di Greentire, composto da Roberto Bianco, presidente di Greentire, Giovanni Corbetta e Paolo Bucher, attraverso una riscrittura della regolamentazione ha redatto un testo il cui contenuto ha l’obiettivo di voler introdurre nel settore nuovi principi.
La ridefinizione dei soggetti della filiera e l’attribuzione a ciascuno di essi di diritti e doveri potrebbe consentire, secondo il gruppo di lavoro, l’eliminazione delle zone d’ombra oggi presenti, garantendo al Ministero di disporre, in tempo sostanzialmente reale, di dati oggettivi utili anche a valutare le performance dei soggetti gestori. A garanzia della equidistanza di questa regolamentazione da ogni interesse particolare provvederà Eticos, un innovativo sistema di gestione sviluppato con il Politecnico di Milano, dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria, in grado di identificare e monitorare le criticità per il buon funzionamento della filiera. “Con il solo obiettivo di rendere un servizio al comparto e, conseguentemente, all’intero Paese – ha spiegato  Bianco - partendo da una sorta di foglio bianco, ossia senza pregiudizi o posizioni precostituite, con l’apporto dell’esperienza di tutti gli operatori del settore e grazie anche a professionisti di assoluto livello quali Giovanni Corbetta e Paolo Bucher, abbiamo realizzato una innovativa regolamentazione che, riteniamo, potrebbe risolvere gran parte delle problematiche che oggi subiamo. E dato che ogni buona norma, se non correttamente applicata, risulta vana, abbiamo ideato, con il prezioso e qualificato supporto dei docenti del Politecnico di Milano, un software in grado di valutare e monitorare le attività di tutti i soggetti coinvolti, evidenziando, in modo documentale e oggettivo, eventuali criticità, onde permettere l’attribuzione di specifiche responsabilità e, conseguentemente, risolvere dette problematiche”.
L’impianto di regolamentazione, che ha come obiettivo di gestione (target) non l’immesso nell’anno precedente, ma l’arising (ossia l’effettivo quantitativo degli Pfu presenti sul territorio), si basa su quattro pilastri operativi, costituenti un vero e proprio cambio di paradigma, ossia, utilizzare: un criterio di raccolta differente dall’attuale (quello geografico), sostituendolo con quello della “difficoltà di raggiungimento” del punto di generazione del rifiuto, l’inserimento dei gommisti quali soggetti detentori di diritti e doveri, la creazione di un rapporto diretto tra singolo punto di generazione del rifiuto ed il soggetto gestore e l’istituzione di un centro di coordinamento simile a quello già in essere nei Raee. Il gruppo di lavoro ha posto l’attenzione anche ad aspetti che oggi non sono contemplati  nel decreto, tra cui una premialità per chi raggiunge significativi risultati in ambito di recupero di materia, la mancata gestione degli pneumatici ricostruiti e delle carcasse, la mancata distinzione tra coloro che importano pneumatici senza fini commerciali ma per proprio uso privato (ad esempio, le flotte di autotrasporto), la puntuale valutazione delle spese dei soggetti gestori, principalmente in ambito comunicazione e nei progetti di ricerca e sviluppo. Stando ai dati contenuti nel rapporto “I Flussi illegali di pneumatici e Pfu in Italia” di Legambiente, si stima che tra il dato ufficiale di immesso e il dato di arising vi sia una differenza prossima alle 30-40mila tonnellate di pneumatici; nel mercato del ricambio, questo quantitativo comporta un mancato versamento del contributo ambientale per raccolta e riciclo di circa 12 milioni di euro, un’evasione dell’Iva stimabile in circa 80 milioni e un’esposizione al rischio di abbandono nell’ambiente di gomme fuori uso derivanti da attività illegali (fonte: Rapporto “I Flussi illegali di pneumatici e PFU in Italia” anno 2020). “Nel testo abbiamo cercato di redigere una regolamentazione equa e oggettiva, in grado di abolire possibili interpretazioni che favoriscono una sorta di autogestione dei flussi di Pfu da parte dei soggetti preposti, con la finalità di aprire la filiera a obiettivi più ambiziosi e sostenibili” ha concluso Bianco.