EUDR, una matassa ancora da dipanare

Chi lavora nel settore della gomma, e magari è anche un lettore di Pneurama, avrà notato che a parte alcune notizie che abbiamo potuto dare sul nostro sito, quest’anno non abbiamo ancora scritto niente sul Regolamento europeo sulla deforestazione EUDR (Reg. 2023/1115), nato con l’obiettivo di prevenire il fenomeno della deforestazione presso tutti i paesi produttori di determinate materie prime, fra le quali è inclusa anche la gomma naturale, e che presto dovrebbe interessare da vicino molti attori della nostra filiera, con una serie di nuovi obblighi e procedure a carico delle aziende applicabili per le grandi e medie imprese dal 30 dicembre 2024, e per le micro e piccole imprese dal 30 giugno 2025. Anche i gommisti, laddove acquistino direttamente dall’estero i pneumatici o altri articoli in gomma per le proprie attività commerciali, saranno chiamati a seguire queste procedure, in quanto importatori in Italia di gomma o articoli contenenti gomma. Dopo mesi di proteste, da parte di tanti dei soggetti coinvolti, per l’impossibilità di comprendere chiaramente le attività da porre in essere, per i grandi ritardi e le inefficienze del sistema informatico centrale che dovrà gestire le pratiche previste dal regolamento, per la difficoltà di intrepretare alcuni aspetti di un regolamento estremamente articolato e complesso, e per la presenza di alcune contraddizioni ancora non chiarite, la Commissione europea ha proposto di posticipare di 12 mesi l’effettiva applicazione del Regolamento EUDR. Su tale proposta di rinvio si è già espresso favorevolmente, lo scorso 16 ottobre, anche il Consiglio europeo. Nel momento in cui va in stampa questo numero di Pneurama mancano, a quanto sappiamo, circa due settimane alla seduta plenaria del Parlamento europeo che dovrà pronunciarsi sulla proposta di posticipo.  Nostro malgrado, dopo aver cercato finora di seguire l’iter di questo regolamento europeo così complesso ed importante, queste poche informazioni sono in estrema sintesi tutto quello che siamo stati in grado di scrivere a proposito – tanto era grave la confusione su questa materia. Ritardi importanti nell’attivazione della piattaforma di prova, nell’emanazione delle linee guida per l’interpretazione del regolamento, nella diffusione di risposte ai tanti soggetti dell’industria europea che hanno a lungo cercato di avere chiarezza: in un quadro così incerto, anche il mercato si ritrova oggi spaccato fra coloro che hanno cercato invano di comprendere e di adeguarsi alle nuove procedure previste, e le realtà più grandi e strutturate, che a fronte di ingenti investimenti si sono già attrezzate per le nuove procedure, e oggi chiedono che venga rispettata la tempistica inziale, dopo gli sforzi sostenuti per adeguarvisi. Quale che sia la scelta del Parlamento europeo sulla proposta di proroga, ciò che tutti riconoscono è il fatto che le istituzioni europee sono state giustamente ambiziose negli obiettivi e nella portata di questo regolamento, ma che purtroppo il metodo adottato non è stato quello più idoneo a metterlo in pratica, e non è solo un problema di tempistiche: il vero “difetto di progettazione” che emerge è piuttosto lo scarso coinvolgimento dei vari settori interessati, il cui contributo forse sarebbe servito anche ad accelerare tutti quegli aspetti che oggi risultano in forte ritardo. Come si dice, però, non è mai tardi per fare la cosa giusta.