La notizia come tale ormai non è più nuova; cerchiamo adesso di capire cosa aspettarsi da una “virata” così netta e inaspettata che lascia pensare a motivazioni più politiche che tecniche. Per inquadrare meglio il discorso ripercorriamo prima alcuni passi indietro: nel corso dell’iter legislativo del “Data Act”, la post-vendita auto ha ripetutamente e motivatamente sollecitato la Commissione a provvedere anche a una legislazione di settore capace di “complementare” con disposizioni specifiche le inevitabili lacune che una legge “orizzontale” per sua natura si porta dietro.
La BER ne è un esempio virtuoso: un’unica “legge-ombrello” completata dalle varie “sotto-BER” di settore (vedi la MVBER nel nostro caso). I reiterati solleciti hanno alla fine ottenuto, poco più di un anno fa, una dichiarazione di intenti dalla firma prestigiosa. Il vice-presidente della Commissione Europea Thierry Breton ha inteso rassicurare l’aftermarket indipendente con una lettera ad Afcar nella quale scrive che la Commissione “riconosce l’importanza del problema dell’accesso ai dati del veicolo” e che “condivide l’obiettivo di stimolare uno sviluppo vibrante e competitivo” dell’ecosistema della mobilità e per questo sta “preparando una iniziativa specifica di settore per complementare il Data Act dedicata a questo importante problema”. Però qualcosa poi è andato storto: alla lettera non ha fatto seguito nessuna “iniziativa specifica”. Perché? Possibile che dal 5 aprile 2023, data della lettera, ad oggi non sia stato possibile elaborare niente? Il successivo 5 novembre poi la Corte di Giustizia Europea ha emesso la famosa sentenza sull’accesso Obd ma ancora una volta dalla Commissione nessuna reazione. Solo dopo alcuni mesi è arrivato l’annuncio di un nuovo piano operativo. Con una lettera del 15 aprile 2024, la Commissione formalizza l’intenzione di chiarire ulteriormente e la relazione tra le regole della sicurezza informatica sull’accesso all’OBD ... nel quadro dell’approvazione di tipo” in modo che si possa “evitare la necessità di contenzioso” (vedi lettera di Mark Nicklas, Capo Unità della DG GROW.1.2/GM ad AFCAR); per questo viene riaperto il tavolo di lavoro sull’Allegato X del regolamento 2018/858.
Nicklas continua affermando che lo sviluppo di una legge specifica di settore (SSL), come precedentemente annunciato da Breton, a questo stadio del mandato risulta impraticabile“considerando la prevista complessità del conseguente processo legislativo e il prossimo scioglimento parlamentare”. Sconcertante: oggi la DG GROW, diretta dallo stesso Breton, fa dietro-front giustificandolo con lo “scioglimento parlamentare” che è sì prossimo oggi, ma non lo era certo un anno fa. Quali che siano i veri motivi del dietro-front, la reale preoccupazione adesso è se il lavoro sull’Allegato X riuscirà da solo a fornire al settore le garanzie che un SSL avrebbe potuto assicurare. Francamente non si vede come possa. Prima considerazione: il regolamento 858 è del 2018 e da allora non più solo l’Obd ha problematiche di limitazioni di accesso: oggi le auto dispongono di altre interfacce (ethernet, wireless, etc.) con problemi simili; come garantire l’accesso alle RMI in senso lato, indipendentemente dall’interfaccia? Se poi andiamo a vedere il tipo di dati, ci chiediamo come si possa colmare una delle lacune del Data Act che non esplicita i diritti sui dati generati dal veicolo; come evitare che possano essere bloccati come già accade? Per non parlare poi dei ricambi; già adesso, nonostante la MVBER, il problema dei ricambi codificati e “captive” permane irrisolto.
Come è pensabile che con la semplice modifica di un allegato di un regolamento, l’858, limitato alla sola omologazione di tipo, si possa coprire un ambito che abbraccia tutta la filiera produttiva? Questa volta purtroppo la situazione non suscita ottimismo, la lettera di aprile 2023 del Commissario Breton aveva generato tutt’altre aspettative. Ma tant’è, adesso si tratterà di tentare di ottenere il massimo partecipando attivamente ai tavoli di lavoro e analizzando attentamente quelle che saranno le proposte della Commissione. La speranza è che la futura Commissione, che si insedierà dopo l’estate, riprenda in mano con coraggio quanto lasciato di incompiuto dai suoi predecessori, pena il fallimento dello stesso Data Act che, se non coniugato secondo le specificità di settore, è destinato a rimanere lettera morta.
Dietro-front della Commissione europea: niente più Data Act di settore, si modifica il Regolamento 2018/858
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Massimo Brunamonti 28 giugno 2024ARGOMENTI
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