Cyberpneumatico, nasce l’alleanza per la gestione dei dati 

Auto, camion, autobus e macchine operatrici sono sempre più connessi: con le centrali operative e, in un prossimo futuro, anche fra di loro. I loro pneumatici, fino a ieri, erano l’unico componente che dialogava poco con la rete di bordo, cui tuttalpiù forniva i dati del Tpms. Per seguirne ogni fase della vita, generando una massa di dati utilissima per le analisi del veicolo e del parco gomme, è nata un’idea efficace e semplice: un numero identificativo univoco, in grado di tracciare la carcassa indipendentemente dalla regione del mondo in cui è stata costruita e ha fatto servizio. Il numero è l’unica informazione contenuta dal chip passivo leggibile da un sistema a radiofrequenza. L’interazione tra sistema gestionale e carcassa è semplice e universale e rimane valida attraverso qualsiasi aggiornamento di hardware e software. Saranno i sistemi del costruttore del pneumatico e della flotta, ricevendo informazioni dall’esterno e scambiandosele, ad associare al numero i parametri della vita del pneumatico: dati tecnici, ricostruzioni, chilometraggio percorso dalla carcassa (ricavabile dall’interazione con i sistemi informatici di bordo del veicolo), manutenzione ordinaria e straordinaria del veicolo e geolocalizzazione, che apre possibilità molto interessanti per la gestione dei richiami.

 

Identità indelebile “for life”

Presentata agli operatori con un apposito convegno in occasione di Autopromotec, l’iniziativa ha raccolto il plauso dell’Airp, il cui presidente Stefano Carloni ha rimarcato i vantaggi per la filiera della ricostruzione: “Dagli anni Trenta a oggi le notizie sulla vita di un pneumatico che pervenivano a noi ricostruttori sono sempre state le stesse. Ora il l’Rfid ci apre nuove e interessanti possibilità”. “L’hardware del sistema”, spiega Christophe Duc, Rfid Initiative and Service Model leader di Michelin, “è affidabile e robusto: è un chip installato fra due strati di gomma, che rimane leggibile anche su un pneumatico molto danneggiato”. Il sistema, insensibile alle intemperie e agli urti con marciapiedi e buche, sostituisce le etichette con le caratteristiche e le indicazioni oggi stampate sul fianco della copertura. L’hardware è riciclabile e i suoi due grammi di peso non creano problemi di equilibratura; il sistema passivo rende i dati leggibili anche con il veicolo in movimento, per esempio con i gate all’ingresso dei depositi e delle officine. È una rivoluzione simile a quella vissuta anni fa dai numeri di telaio, quando sono passati dalla numerazione delle singole Case al Vin, universale nella forma e nel significato della sequenza di caratteri. Per realizzarla, Bridgestone, Continental, Goodyear, Michelin e Pirelli si sono unite nella Gdso (Global Data Service Organization), organizzazione europea non profit con sede a Bruxelles, che ha settato gli standard per l’interscambio dei dati. “Il numero seriale”, spiega il segretario generale Riccardo Giovannotti, “è inciso su un chip che funziona in sola lettura e quindi non è falsificabile. Decodificandolo si accede a dati salvati in un cloud che descrivono le caratteristiche del pneumatico (costruttore, misura, omologazioni, etichettatura…), inseriti dal costruttore, e la sua vita operativa (ricostruzioni e riscolpiture in particolare), inseriti dalla filiera dell’aftermarket e dai gestori di flotta”. Nuovi scenari si aprono anche per la stessa attività delle officine, in quanto sono già in produzione autoattrezzature in grado di leggere i dati dell’Rfid e di interagire quindi con i pneumatici.

 

Logistica più semplice e precisa

L’identità digitale del pneumatico ne semplifica la gestione in tutte le fasi della vita: la logistica che lo segue dalla costruzione alla gestione dello stock ancora al montaggio sul veicolo (compresa la compatibilità con quest’ultimo e l’abbinamento al numero di telaio), quella relativa alla manutenzione, ricostruzione e agli altri servizi postvendita, l’esercizio e la relativa gestione di garanzie e reclami. Permette inoltre una facile tracciabilità nelle fasi di ricerca e sviluppo sia del pneumatico stesso sia del veicolo, un’analisi combinata dei suoi dati con quelli del veicolo (posizione rilevata via GPS, pressione rilevata dal Tpms, velocità e angoli di sterzata letti sul Can-Bus…) e infine aiuta l’economia circolare perché chi lo ricicla può conoscere tutti i dati relativi al tipo di mescole con cui è stato realizzato. Allo studio della Gdso c’è l’apertura dei dati ai ricostruttori indipendenti, che permetterà di seguire la vita operativa della gomma anche quando questa uscisse dalla filiera ufficiale del suo costruttore. La tecnologia, già pronta per il mercato tanto che oltre il 60% dei pneumatici per veicolo industriale ne è già dotato, si sta diffondendo anche su quelli per trasporto leggero.