Economia, filiere, commercio mondiale, tutto soffre drammaticamente il conflitto in atto tra Russia e Ucraina, con conseguenze che avranno peso forse per anni, anche se gli effetti iniziano già a farsi sentire pesantemente. E proprio gli effetti della guerra in Ucraina sull’automotive pesano soprattutto soprattutto sull’industria. Secondo uno studio dell’agenzia Standard & Poor’s Global Mobility è prevista una riduzione di circa 5 milioni di unità sulla produzione globale del biennio 2022-2023.
Le cause sono da ricercare, in primo luogo, nei problemi logistici e nella catena di approvvigionamento che ha generato il conflitto, oltre alle carenze di alcuni componenti critici. In particolare, in Ucraina vengono prodotti i cablaggi, usati nei veicoli per l’energia elettrica e la comunicazione tra le parti: il Paese ospitava 17 stabilimenti dediti a queste produzioni ed è secondo solo a Romania e Marocco, oltre ad essere strategicamente coinvolto insieme alla Polonia nella rotta di sdoganamento e smistamento anche di materie prime e prodotti provenienti dalla Cina. D’altra parte, sul fronte opposto, ci sono gli stabilimenti situati in Russia alle prese con le conseguenze delle sanzioni e della difficoltà dei trasporti Ovviamente l’effetto è pesante anche sul mercato auto, duramente penalizzato, visto che poi di fronte alle difficoltà generate dalla guerra, i produttori stanno dando la priorità alla produzione di vetture di fascia alta - in particolare quelle elettriche o ibride - che offrono maggiori margini di profitto, a sfavore della produzione delle utilitarie e, quindi, a danno delle fasce economicamente più deboli.
E non a caso ci troviamo di fronte ad una crescita del mercato dell’usato, amplificando il fenomeno di una maggiore richiesta di pezzi di ricambio. La domanda riguarda anche prodotti fuori produzione, con i produttori che si trovano quindi a dover eseguire velocemente una revisione di vecchi progetti con tutto ciò che ne consegue anche in termini di delta-test e omologazione after market. Ma per elettriche e ibride non va tutto bene: anche in questo campo, infatti, occorre fare i conti con diversi ostacoli. Sia Ucraina che Russia, infatti, sono Paesi fornitori di materiali preziosi per le batterie elettriche. Il nichel, il cui prezzo è letteralmente impazzito, è utilizzato sia nelle batterie per auto elettriche che nella produzione di acciaio. Aono fortissimi anche i rincari che si registrano per cobalto e litio. A quando la ripresa da una crisi che sta colpendo pesantemente anche i produttori di pneumatici? “Il mercato dell’auto potrebbe riprendersi nel 2024: difficilmente i numeri saranno confortanti prima di quella data”. A proposito di pneumatici, a dirlo è il Ceo di Michelin, Florent Menegaux, che in una recente intervista ha fatto delle previsioni sull’andamento delle vendite del settore automotive che ovviamente coinvolge in pieno chi fornisce le ruote e le gomme.
Secondo l’amministratore delegato del colosso francese dei pneumatici, le vendite di autoveicoli sono ancora penalizzate dalla carenza di semiconduttori e lo saranno ancora a lungo. Questo sia per la già citata carenza di chip causa invasione russa dell’Ucraina, ma anche per i nuovi focolai di Covid-19 in Cina e dell’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime: tutti fattori che metteranno a dura prova le catene di approvvigionamento.“Detto che il mercato automotive potrebbe tornare ai livelli precedenti alla pandemia nel corso del 2024, le vendite europee potrebbero subire un rallentamento a causa dell’incertezza dei consumatori. Tanti si chiedono e si chiederanno che tipo di auto acquistare, considerando sia le norme antinquinamento più severe sia l’andamento del valore delle diverse vetture sul mercato dell’usato. Intanto, come buona parte dell’indotto, anche i produttori di pneumatici sono stati colpiti indirettamente dalla carenza di semiconduttori: la consegna delle attrezzature utilizzate per la produzione di pneumatici, infatti, ha subito ritardi. Oltre alla già citata questione dei semiconduttori, i produttori di pneumatici devono anche far fronte all’aumento dei costi di trasporto - in parte alimentata dalla mancanza di camionisti dopo che migliaia di autisti ucraini sono tornati in patria per combattere l’invasione russa - e all’impennata dei prezzi dell’energia, soprattutto in Europa. Alcune Case produttrici sono state costrette a ritoccare verso l’alto i prezzi degli pneumatici negli ultimi sei mesi, per proteggere almeno in parte i margini dal forte aumento dei costi di produzione.