Accesso Obd: le conseguenze della sentenza della Corte Europea

La recente sentenza della Corte di Giustizia della Ue nel caso ATU/Belron contro Fca è ormai notizia ben nota al settore. In sintesi, la Corte afferma che l’accesso alla porta Obd può essere sottoposto a condizioni restrittive solo nel caso in cui si tratti di informazioni antifurto o nella riprogrammazione e non arbitrariamente come molti costruttori fanno. Una sentenza di questa rilevanza sta già cominciando ad avere ripercussioni tutt’altro che secondarie per tutto il settore; proviamo a inquadrarne lo scenario. I costruttori di auto, o almeno alcuni di loro, hanno introdotto costi e ostacoli all’accesso alla porta Obd: a danno di chi? In primis coloro che hanno dovuto acquistare arbitrari diritti di accesso sotto varie forme: tokens, abbonamenti, registrazioni, etc.: stiamo parlando degli autoriparatori che devono “comprare” gli accessi alle centraline. Ma gli autoriparatori a loro volta devono ricaricare tali costi sul cliente finale perché senza questi accessi la riparazione non può essere eseguita. Quindi alla fine i veri penalizzati sono i cittadini che, ancora una volta, sono le vittime di un esercizio arbitrario di posizione dominante del mercato. Ma non è finita qui: i costruttori di strumenti diagnostici hanno dovuto sviluppare nuovi software per gestire l’accesso Obd secondo quanto imposto dai “Security Gateways” dei costruttori di auto. Ovvio che tutto questo ha un costo, ancora una volta a carico degli “ultimi”. Vediamo poi la cosa da un altro punto di vista. Le auto “non conformi”, secondo la sentenza della Corte, sono comunque legalmente circolanti in quanto omologate da un’autorità competente (nel caso di Fca, il Ministero dei Trasporti italiano). Ma se sono difformi alla legge, delle due l’una: o il modello sottoposto a omologazione non è stato controllato a dovere, o il circolante non è conforme al modello omologato. In entrambi i casi la responsabilità resta comunque in capo al medesimo ente che ha i compiti sia di verificare la conformità di tipo che di sorvegliare sulla conformità della produzione. Ce n’è abbastanza per affermare che la sentenza della Corte di Giustizia europea è solo l’inizio di una “querelle” politico/giudiziaria che durerà a lungo e avrà conseguenze importanti per tutto il settore. È comunque interessante rilevare che se la Corte ha potuto pronunciare una sentenza così netta e definitiva è grazie a una legge, il Regolamento 858, frutto di lunghe discussioni e battaglie, che fortunatamente interpreta correttamente il principio della libera concorrenza che il legislatore ha sancito per il settore. Al momento di andare in stampa riceviamo la notizia che le corti regionali tedesche di Düsselford, Fancoforte sul Meno e Amburgo, competenti per giurisdizione, hanno emesso ingiunzioni sanzionatorie nei confronti di Renault, Skoda e Alfa per violazione del Regolamento 858 secondo la sentenza della Corte europea. Sarà interessante seguirne gli sviluppi.