Automotive in fibrillazione. Tra innovazione, spunti di rilancio e paure del futuro a causa delle crisi internazionali. Nel pullulare di dati che arrivano da varie entità della filiera, merita particolare attenzione il quadro fornito dall’edizione 2022 dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino e da Anfia e presentato presso il Centro congressi del Mauto. Da questa analisi risulta che sono oltre 2.200 le imprese della filiera italiana della componentistica, con un fatturato in netta ripresa nel 2021 (+16,7%) e un’apertura sempre più marcata verso powertrain elettrici e ibridi. Le richieste del settore di fronte all’attuale panorama internazionale sono invece: riduzione dei costi dell’energia, progetti di digitalizzazione e innovazione, ma anche incentivi alle immatricolazioni e più infrastrutture per le ricariche di auto elettriche. Nei primi mesi del 2022 l’attività economica ha mostrato una decelerazione diffusa tra i principali paesi. La crisi Russia/Ucraina ha amplificato criticità già esistenti: inflazione, ostacoli al funzionamento delle catene del valore, aumento della volatilità finanziaria, ulteriori rialzi dei prezzi delle materie prime energetiche. Lo scenario resta comunque complesso; il 2021 si era chiuso in ripresa, ma oggi per le imprese della filiera automotive le sfide si moltiplicano: alti costi energetici e delle materie prime, crisi internazionale e soprattutto accelerata transizione ecologica. Le imprese cercano soluzioni vendendo di più all’estero, investendo in innovazioni di prodotto e cercando sul mercato del lavoro nuove competenze, spesso difficili da trovare. Cautela e prudenza caratterizzano le prospettive per l’anno in corso. Anche l’export della componentistica ha visto nel 2021 un netto recupero (+15,4%), con un rallentamento nella seconda parte dell’anno per via del protrarsi della crisi dei semiconduttori, delle materie prime e della logistica. Nel 2021 la domanda mondiale di autoveicoli si è attestata a 83 milioni di unità, il 5% in più rispetto al 2020, ma il 9% in meno rispetto al 2019 (91 milioni di veicoli). L’andamento delle vendite mondiali è stato influenzato dalle crescite marginali di Europa (+0,4% in Eu27, Efta e Regno Unito), Nord America (+4%) e Cina (+4%). L’area Bric rappresenta il 41% della domanda globale di autoveicoli con 34 milioni di unità, grazie soprattutto alla crescita della Cina, che, nonostante sia stato il primo paese a essere colpito dalla pandemia, ha subìto nel 2020 una contrazione più bassa rispetto agli altri principali mercati, mentre nel 2021 ha registrato una crescita del 4% con 26,3 milioni di vetture immatricolate e una quota sul mercato mondiale del 32%. In generale la domanda di autoveicoli in Italia ha chiuso lo scorso anno a +6,7%, ma se confrontiamo il dato con il 2019, il calo è pari al 21,8%: 463mila veicoli in meno rispetto ai volumi pre-Covid. In crescita esponenziale, invece gli investimenti in area logistica, con un +53% nei primi 9 mesi del 2022 con un record di investimenti, da gennaio 2022, con 2,7 miliardi di euro, pari a un aumento di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dall’ultima analisi del Gruppo Jll che spiega che in termini di locazioni il settore registra la crescita più alta degli ultimi 10 anni: Milano guida il mercato con 963mila mq di take-up e 54 transazioni. E nei primi nove mesi dell’anno il settore logistico si è confermato una delle asset class più attrattive, con un nuovo record di investimenti che hanno raggiunto il valore di 2,7 miliardi di Euro (+53% anno su anno). In particolare, nel periodo analizzato si sono concluse 51 transazioni, il cui valore medio si è attestato intorno ai 53 milioni di euro. Esclusi i portafogli, l’area di Milano si conferma la location preferita dagli investitori, pur crescendo l’interesse per altre aree tra cui Torino, Bologna e il Veneto. Nel mercato delle locazioni si sono registrate 115 transazioni, per una superficie complessiva di circa 2 milioni di mq (+29% anno su anno), con un significativo interesse verso spazi di ampia dimensione (il 44% dei deal è relativo a superfici sopra 15mila mq). Il 34% delle locazioni ha riguardato asset con superficie inferiore ai 10mila mq, a conferma dell’elevato interesse per le soluzioni di logistica urbana. La domanda di asset in locazione si è concentrata prevalentemente su quelli di grado A (92%). Gli operatori e-commerce hanno rallentato il loro assorbimento (5%), mentre il settore retail ha aumentato la sua presenza sul mercato, concludendo operazioni per il 21% degli spazi affittati.